Virbagen Omega per cani: che cos’è, a cosa serve e in quali casi si usa questo farmaco
Il Virbagen Omega è un farmaco che si usa per il trattamento dei cani affetti da parvovirosi canina. Ecco cosa sapere
Il Virbagen Omega per cani è un farmaco a base di interferone ricombinante omega di origine felina, principio attivo che serve per ridurre la mortalità e i segni clinici della parvovirosi, un’infezione virale altamente contagiosa.
Si utilizza nei cani a partire da 1 mese di età ed è una sospensione che si inietta per via endovenosa con una dose di 2,5 MU (milioni di unità) per ogni kg di peso corporeo.
Questo farmaco si può usare anche per il trattamento dei gatti affetti da FeLV, il virus della leucemia felina, o da FIV, il virus dell’immunodeficienza felina.
Virbagen Omega per cani: posologia e dosi
Virbagen Omega è un farmaco per cani che si acquista in confezioni da 2 o 5 flaconi contenente il liofilizzato e il solvente, che insieme formano la sospensione da iniettare per endovena.
Si usa nei cani a partire da 1 mese di età colpiti da parvovirosi, un virus altamente contagioso e purtroppo mortale per i nostri amici a quattro zampe.
La sospensione deve essere iniettata nei cani per via endovenosa una volta al giorno per 3 giorni consecutivi nella dose di 2,5 milioni di unità (MU) per ogni kg di peso corporeo.
Non si tratta di un classico farmaco da banco e soltanto il veterinario deve effettuarne la somministrazione.
A cosa serve il Virbagen Omega per cani?
Come anticipato, il Virbagen Omega si usa nei cani affetti da parvovirosi canina, una malattia infettiva conosciuta anche come gastroenterite trasmissibile.
La parvovirosi è causata dal Parvovirus Canino di Tipo 2 (CPV 2), un virus identificato per la prima volta negli anni Settanta che con molta probabilità è derivato dalla mutazione del virus della panleucopenia felina.
Si tratta di un virus molto pericoloso perché resiste nell’ambiente e all’azione di disinfettanti e detergenti.
Il contagio avviene tramite contatto diretto con il vomito, le feci o le urine di animali infetti ma anche quando il terreno è contaminato o il cane usa gabbie e altri oggetti toccati da un animale infetto.
Secondo gli studi il Parvovirus Canino di Tipo 2 è uno dei virus più resistenti che esistano, al punto che può sopravvivere nell’ambiente anche fino a 6 mesi.
La sua azione è devastante e pericolosa: colpisce e distrugge gli enterociti (cioè le cellule che ricoprono i villi intestinali) causando nei cani gastroenterite emorragica, una brutta infiammazione dell’intestino tenue.
Sintomi e conseguenze della parvovirosi
Il cane inizia ad avere sintomi come febbre, anoressia e depressione ai quali si aggiungono nel tempo vomito e diarrea, con feci di un anomalo colore grigio-giallastro in cui spesso sono presenti anche tracce di sangue.
Fido ha anche terribili dolori addominali e la malattia si manifesta in forma più grave nei cuccioli e nei cani più giovani in generale.
Se non si interviene immediatamente la malattia può avere un effetto fulminante e causarne la morte in brevissimo tempo.
Talvolta i cuccioli nascono con la parvovirosi perché vengono contagiati già nell’utero materno e in questo caso possono nascere con malformazioni del sistema nervoso centrale o infezioni del miocardio.
La medicina veterinaria ha fatto passi da gigante ed è disponibile un vaccino per la parvovirosi che si inietta ai cuccioli dalle 8 settimane in su.
In questo modo si evita che i piccolini si contagino a contatto con cani adulti infetti.
Parvovirosi: diagnosi, trattamento e prevenzione
La parvovirosi è una malattia molto pericolosa perciò è fondamentale agire nell’immediato quando si individuano i primi sintomi, specialmente nei cuccioli e nei cani giovani.
Dal momento che il Parvovirus si diffonde principalmente tramite le feci, il veterinario può servirsi del test ELISA su un campione di feci prelevato dal cane.
Questo testi in prima analisi potrebbe risultare negativo falsando il risultato, perciò è importante farne un secondo per avere conferma della presenza o meno del virus.
Purtroppo non possiamo dire che esista una vera e propria cura per questa malattia e l’utilizzo del Virbagen Omega per i cani rientra in un trattamento più complesso.
In genere il cane viene ricoverato in ospedale e qui gli vengono somministrati fluidi, antibiotici per prevenire eventuali infezioni secondarie, dei farmaci gastroprotettori per preservare le pareti intestinali e degli antiemetici, che servono a fermare il vomito.
Nei casi particolarmente gravi potrebbe essere necessaria una trasfusione di sangue.
Per il cane, inoltre, è fondamentale continuare a mangiare e nutrirsi, anche se non ha fame, perciò si può ricorrere all’alimentazione indotta tramite sondino.
La terapia non sempre ha l’effetto sperato e i tempi di guarigione dipendono da soggetto a soggetto. Di certo dobbiamo fare molta attenzione perché anche quando è ormai guarito Fido resta infettivo per almeno due mesi.
Come agisce il principio attivo?
Il Virbagen Omega per cani contiene il principio attivo interferone ricombinante omega.
Gli interferoni sono una famiglia di proteine prodotte naturalmente dall’organismo per combattere le infezioni virali.
Perciò il principio attivo del Virbagen Omega agisce sui cani stimolandone il sistema immunitario in modo che attacchi direttamente il virus.
In particolare l’interferone omega di questo farmaco è prodotto attraverso un metodo che si chiama tecnologia ricombinante, a partire da una cellula in cui è stato inserito un gene in grado di produrre la proteina.
Così l’interferone ricombinante omega ha lo stesso identico effetto dell’interferone omega prodotto naturalmente dall’organismo.
Virbagen Omega per cani: possibili effetti collaterali
Il Virbagen Omega non è un comune farmaco per cani e a somministrarlo deve essere solo ed esclusivamente il veterinario, tenendo conto delle dosi consigliate in base al peso dell’animale.
Come tutti i farmaci anche questo può avere degli effetti collaterali su Fido (ma anche nei gatti), per fortuna passeggeri e non troppo gravi.
Innanzi tutto può capitare che il cane circa 3-6 ore dopo l’iniezione vada in ipertermia, cioè aumenta la sua temperatura corporea.
Poi potrebbe mostrare anche sintomi come vomito o feci molli. Dagli esami del sangue, inoltre, spesso emergono una leggera diminuzione della conta dei globuli bianchi, delle piastrine e dei globuli rossi.