Uno studio spiegherebbe perché i cani grandi vivono meno di quelli piccoli
Nello studio si sostiene che tutto dipende da cellule che non avrebbero "modo" di dedicarsi alla creazione di difese contro il cancro
Se non lo sapeste, la longevità dei cani è un argomento su cui gli studiosi discutono molto. Già, probabilmente anche a noi, che pure non siamo esperti in materia, sarà capitato di notare qualcosa in merito che ci ha portato, delle volte, a riflettere. Esistono diversi studi in materia, come il Dog Aging Project che mette in luce quali sono i fattori che contribuiscono ad allungare o ad accorciare l’aspettativa di vita dei cani.
Un fatto pacifico è, di certo, che si è notata una particolare tendenza: i cani più grandi vivono di meno rispetto a quelli piccoli. I cani di taglia piccola, infatti, con una media di 16 anni e mezzo, battono di ben 4 anni i cani più grandi che vivono, all’incirca, 12 anni.
Ma come mai questa discrepanza? A cosa è dovuta questa differenza? Oggi, la scienza, sembra aver trovato le ragioni. Infatti, un nuovo studio dell’Università di Adelaide chiarisce, per la prima volta, che l’allevamento selettivo per taglia ha reso le razze di taglia grande più suscettibili al cancro. Questo studio, è stato compiuto sulle razze più variegate: dai Chihuahua agli Alani, poche, sembra siano mancate all’appello.
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Fondamentalmente, quel che ha spiegato il dott. Jack da Silva della Facoltà di scienze biologiche, dell’Università di Adelaide, che i cani più grandi non invecchiano necessariamente più velocemente delle razze più piccole, ma la ricerca ha dimostrato che l’aumentare del peso corporeo medio della razza comporta l’aumento anche dei tassi di cancro.
Cercando di spiegarlo in parole semplici, la ricerca ha evidenziato che fondamentalmente quando le cellule sono “impegnate” nella crescita e riproduzione, difficilmente potranno trovare il modo di dedicarsi alla creazione di difese contro il cancro.
I ricercatori, tuttavia, hanno previsto che le taglie più grandi si evolveranno sempre di più verso lo sviluppo di geni antitumorali. Inoltre, questa ricerca, potrebbe essere un buon punto di partenza anche per studiare l’invecchiamento negli esseri umani.
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