Tularemia nei cani: cos’è, sintomi e come prevenirla
La tularemia nei cani può diventare abbastanza pericolosa. Vediamo come quali sono i sintomi e cosa fare se il nostro cane viene infettato.
La salute del nostro amico a quattro zampe è prioritaria. Il suo benessere, sia quello fisico che quello psicologico, viene prima di tutto, perché l’obiettivo è quello di passare il maggior numero di anni possibili in sua compagnia. In quest’ottica, per garantire a Fido una vita lunga, la tularemia nei cani va evitata a tutti i costi. Saperla riconoscere e capire quando è il caso di correre dallo specialista può fare la differenza.
Si tratta di una malattia che è causata dal batterio Francisella Tularensis. Un parassita intracellulare che – in quanto tale – può vivere all’interno delle cellule di un ospite prima di infettarne un altro. Lo si trova spesso e volentieri nei roditori e nei conigli, ma può infettare anche altri animali come, per l’appunto, cani e gatti. Questi poi possono diventare vettori e contagiare anche l’uomo.
Uno sguardo di insieme
Visti tutti gli attori in gioco che rischiano di essere compromessi da questa patologia, è bene puntare sulla prevenzione. Per fare questo, e quindi evitare di entrare in contatto con la taularemia – che sia nei cani o in altri animali – bisogna conoscere il proprio nemico. Sapere cos’è che lo scatena, in che modo e come possiamo fare per sconfiggerlo è indispensabile.
Il nostro obiettivo è riuscire di fare un po’ di ordine e di tenere al sicuro tutta la famiglia, composta sia da bipedi che da quadrupedi. Se temiamo che il nostro fedele amico possa stare male, non temporeggiamo e portiamolo prima possibile dal veterinario di fiducia, che oltretutto conosce eventuali pregressi clinici e caratteristiche di razza che ci possono aiutare ad avere un quadro completo e a individuare la cura migliore per la risoluzione del problema.
Le possibili cause
Come già accennato, il batterio che causa la tularemia nei cani, il F. Tularensis, può vivere all’interno delle cellule dell’ospite per diverso tempo. Per questo motivo la causa principale di contagio è il contatto con del tessuto o delle superfici infette. Roditori e conigli sono molto esposti a questa malattia, è quindi altamente propabile che il contagio avvenga attraverso l’ingestione di carne infetta, ma anche attraverso acqua oppure terreno contaminati.
Un’altra causa di contagio possono essere le zecche o le zanzare. Parassiti e insetti che sono tra le cause maggiori di fastidio se si parla del nostro amico a quattro zampe, soprattutto nel periodo estivo e se ci capita di passeggiare in aperta campagna. La tularemia, per questo motivo, è definita un’infezione zoonotica. In quanto tale, può essere trasmessa da una specie animale all’altra. A tal proposito, può tornare utile saperne di più sulle zecche e su come possono essere debellate in sicurezza. Inoltre su di esse ci sono dei falsi miti che possono fuorviare e che è bene sfatare.
I principali sintomi
Per poter riconoscere una patologia, qualsiasi essa sia, bisogna conoscerla. Sapere come si presenta e che tipo di evoluzione può avere è prioritario. Il periodo di incubazione di questa patologia va dal primo al quattordicesimo giorno dell’ipotetico contatto. I sintomi possono variare a seconda della via di contagio e della virulenza del batterio. In genere ci si può trovare di fronte a:
- Febbre persistente;
- Letargia e stanchezza;
- Apatia generalizzata;
- Disidratazione del cane (che se sottovalutata può portare anche alla morte);
- Improvvisa mancanza di appetito.
Nel caso in cui a provocare il contagio dovesse essere stato il morso di zecca, i sintomi saranno localizzati a livello cutaneo. Ecco allora che si noteranno:
- Ingrossamento dei linfonodi;
- Ulcerazione cutanea in corrispondenza della puntura della zecca e sulla lingua.
La febbre è un sintomo che si manifesta in ogni caso. Se notiamo uno o più di questi segnali, corriamo dallo specialista in maniera tale che possa individuare la diagnosi corretta e intervenire prima possibile. Come sempre, una anamnesi il più possibile dettagliata da parte nostra può rappresentare un valido aiuto nella composizione del ‘puzzle’ completo da parte dell’esperto.
Diagnosi
La diagnosi della tularemia nei cani viene fatta proprio sulla base del quadro clinico generale. Cerchiamo quindi di dare il maggior numero di informazioni possibile. Cosa abbiamo fatto insieme al nostro amico a quattro zampe nei giorni immediatamente precedenti alla comparsa dei primi segnali può dare delle indicazioni importanti, soprattutto se siamo stati all’aria aperta e in luoghi come fattorie e parchi. Ovunque si possa entrare a contatto con animali portatori o zecche, insomma.
Inoltre, il nostro veterinario di fiducia si concentrerà su alcuni esami ematochimici e delle urine. A dare conferma della malattia, infatti, è un innalzamento dei globuli bianchi nel sangue e un aumento dei valori della bilirubina nelle urine.
Possibili cure e trattamenti
Per fortuna, per curare questo tipo di patologia il veterinario può prescrivere degli antibiotici mirati. Salvo altre indicazioni, figlie del quadro clinico specifico e che può subire delle variazioni di volta in volta, la terapia è di qualche giorno. Già dopo poco tempo noteremo un miglioramento nel nostro amico a quattro zampe.
Fondamentale, tanto da fare la differenza in termini di guarigione, è la tempestività. La tularemia nei cani va scoperta e trattata immediatamente. Se si dovesse tardare, infatti, e il progredire della malattia dovesse essere di una certa importanza, le conseguenze potrebbero essere anche mortali.
E come funziona per l’uomo?
Come già detto all’inizio, attraverso il nostro fedele amico, anche noi bipedi corriamo il rischio di essere infettati da questo batterio subdolo, responsabile di una malattia dalle evoluzioni inaspettate.
Pure per l’essere umano vale il principio che sta alla base della prevenzione. Dobbiamo evitare in tutti i modi di essere infettati. Al di là della precauzione ovvia di non andare in luoghi dove è più facile incontrare gli animali portatori della patologia, dobbiamo evitare anche il contatto con eventuale acqua infetta, o altri elementi che potrebbero essere state infettati.
Fermo restando che il nostro adorato Fido, per incanalare correttamente le proprie energie e mantenere un sano equilibrio psicofisico, ha diritto a fare delle passeggiate in campagna e all’aria aperta. Oltre a prestare attenzione durante la gita, facciamo sempre un check al rientro a casa. A tal proposito, ci sono delle aree del corpo del cane dove è più facile che le zecche si annidino, concentriamoci su di esse: orecchie, collo e zampe (anche tra le dita ovviamente).