Sì, i cani possono provare empatia per i loro simili. E a dirlo è un gruppo di scienziati italiani

Lo studio ha messo in evidenza come i cani siano in grado di provare empatia verso i loro simili

Chiunque abbia un cane, molto spesso, si sarà interfacciato con alcune persone che sostenevano che nessun cane riesca a provare sentimenti. Stando alla teoria di queste persone, i nostri cuccioli starebbero al nostro fianco e farebbero finta di mostrare amore solo per i benefici che la nostra compagnia gli regala che si ridurrebbero a cibo, acqua e un tetto sulla testa. Nel tempo, non solo è stato dimostrato grazie a degli studi scientifici che questo non è affatto vero, ma c’è uno studio condotto da studiosi italiani in merito all’affettività del cane che ci illumina anche su un altro importante aspetto. Siete curiosi di saperne di più? Continuate a leggere!

Due cani insieme
Pixabay

Come ha spiegato la rivista Animalidacompagnia.it, lo studio condotto dall‘Università di Pisa mette in luce un aspetto molto significativo dell’affettività dei cani: sono in grado di provare empatia non solo verso gli umani, ma anche verso i loro simili.

Per arrivare a questa conclusione si sono analizzati i comportamenti dei cani di diversa razza mentre giocavano tra loro e, nello specifico, si è analizzata la loro mimica facciale e corporea. Da questa osservazione, è stato evidente come i cani rispondano involontariamente alle gestualità facciali e corporee.

In sostanza, i cani hanno la capacità di riconoscere cosa si nasconde dietro ad un particolare sguardo di un loro simile, ma non solo. Infatti, da questo studio, è emerso che i cani sanno anche comportarsi di conseguenza rispetto a quel che osservano.

Cani gatto insieme
Pixabay

Per l’ennesima volta, ci troviamo a dover smentire le teorie di tutti coloro che ritengono che i cani non abbiano sentimenti e che vivano solo per mangiare, bere e dormire. I cani, come ha dimostrato questo studio, non solo sono in grado di provare sentimenti, ma hanno l’incredibile capacità di mettersi “nei panni degli altri”.

Voi conoscevate già questo studio? Fatecelo sapere nei commenti!

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