Riflessi condizionati del cane: quali sono e a che servono
Perché un quattrozampe sbava quando vede il padroncino con la ciotola vuota in mano? La risposta ce la dà Pavlov con i riflessi condizionati del cane
Vi sarà sicuramente capitato di sentir parlare di riflessi condizionati del cane. In realtà hanno a che vedere anche con noi umani e sono stati definiti per la prima volta nel primo Novecento dallo scienziato russo Ivan Petrovič Pavlov. Proprio per questo motivo vengono chiamati anche riflessi pavloviani. Si tratta di comportamenti o reazioni che il cane impara ad associare a uno stimolo esterno. Ma scopriamo nel dettaglio cosa sono i riflessi condizionati del cane e come Pavlov è giunto alla loro scoperta.
Cos’è un riflesso condizionato
Il concetto di riflesso condizionato emerge per la prima volta grazie al medico, fisiologo ed etologo russo Pavlov. Lo scienziato si accorse che i nostri quattrozampe manifestavano dei comportamenti ben precisi in seguito a uno stimolo esterno. In parole povere il riflesso condizionato consiste nella reazione del cane a uno stimolo. L’animale si abitua ad associare a uno stimolo condizionato, appunto, una risposta sempre uguale. Perciò i riflessi condizionati del cane si ripetono sempre nello stesso modo, in base al condizionamento che esso ha subito nel tempo.
I riflessi possono essere suddivisi in due categorie, quelli incondizionati e quelli condizionati. I riflessi condizionati del cane, a loro volta, si distinguono in riflessi condizionati del primo tipo e del secondo tipo. Quelli del primo tipo non sono altro che la conseguenza di abitudini del cane, come ad esempio tutti i comportamenti in risposta alla routine quotidiana. Pensiamo al cane che sa di dover mangiare sempre alla stessa ora o di dover uscire a fare la passeggiata (e i bisognini) in un determinato momento della giornata. A quegli orari precisi lo troviamo esattamente davanti alla ciotola oppure con il guinzaglio tra i denti!
Parlando di riflessi condizionati di secondo tipo del cane, invece, facciamo riferimento ai comportamenti che Fido manifesta in base alle sue esperienze passate. Pensiamo alla socializzazione del cucciolo che, come sappiamo, è una tappa fondamentale per lo sviluppo mentale ed emotivo del cane. Un cane ben socializzato impara a salutare gli altri cani, a non saltare addosso alle persone che incontra, a interagire con i propri simili o con gli umani nel modo corretto. Se il cucciolo salta il percorso di socializzazione da adulto manifesterà dei comportamenti sbagliati. Non saprà interagire nel modo giusto con cani e persone. L’esempio lampante è il cane che ha subito maltrattamenti e che ha imparato, suo malgrado, che gli umani sono cattivi e pericolosi.
Riflessi incondizionati del cane
Oltre ai riflessi condizionati del cane, come anticipato, ci sono anche quelli incondizionati. Come si evince dal termine stesso, sono comportamenti e risposte a stimoli che non sono il frutto di un condizionamento. Significa, cioè, che non hanno a che vedere con le esperienze (positive o negative) vissute dal cane, né con la routine e le sue abitudini quotidiane. I riflessi incondizionati del cane sono innati, legati alla sua natura e al suo istinto e sono comportamenti del tutto spontanei su cui Fido non ha alcun controllo. È come se fossero iscritti nel suo patrimonio genetico, perciò noi padroncini possiamo fare ben poco per modificarli. Anzi, non possiamo proprio far nulla!
Conoscere i riflessi condizionati e incondizionati del cane è un ulteriore strumento utile per noi padroncini. In questo modo possiamo approfondire la nostra cultura canina, comprendendo a fondo il comportamento e il linguaggio di Fido. Il condizionamento teorizzato (e poi dimostrato) da Pavlov è quello che in definitiva ci consente di addestrare il cane! Così possiamo insegnargli a distinguere i comportamenti giusti da quelli sbagliati, anche solo servendoci di un biscottino (vedi tecniche di rinforzo positivo).
Riflessi condizionati del cane: l’intuizione di Pavlov
L’intuizione dei riflessi condizionati del cane si deve a Pavlov. Lo scienziato russo partì da un’osservazione molto semplice e che qualsiasi padroncino può sperimentare con il proprio quattrozampe. Pavlov, in parole povere, si accorse che i suoi cani iniziavano a salivare copiosamente ancor prima di vedere il cibo che gli avrebbe messo nella ciotola. Quindi la salivazione (riflesso incondizionato) non era legata semplicemente al cibo (stimolo incondizionato), ma ad altri elementi esterni che in qualche modo provocavano la medesima risposta, anche senza lo stimolo diretto. Da qui gli venne l’idea di approfondire questo aspetto del comportamento canino, effettuando alcuni esperimenti.
L’esperimento di Pavlov sui cani
Perché il cane inizia a salivare ancor prima di vedere la pappa? Com’è possibile che un comportamento innato (riflesso incondizionato) venga in qualche modo controllato da uno stimolo esterno (condizionato)? Sono queste le domande a cui Pavlov voleva rispondere e per riuscirci elaborò un esperimento che non aveva precedenti in psicologia. Ancora oggi è considerato uno dei teorici che hanno dato un contributo gigantesco agli studi sul comportamento, sia umano che animale.
L’esperimento di Pavlov ha coinvolto diversi amici a quattro zampe. Lo scienziato li ha sottoposti a situazioni non proprio piacevoli, dobbiamo ammetterlo, che probabilmente oggi farebbero storcere il naso alla maggior parte delle persone. Dovendo studiare i meccanismi che influenzano la salivazione dei cani, li ha spesso lasciati senza cibo. Insomma, non proprio un esempio di rettitudine, ma grazie ai suoi studi oggi conosciamo moltissimo sui nostri quattrozampe.
Pavlov ha dimostrato che i cani iniziano a produrre grandi quantità di saliva non solo quando vedono il cibo. Quella è una reazione del tutto naturale e innata, un riflesso incondizionato appunto. Lo studioso ha appurato che lo stesso riflesso si attiva anche quando i cani vedono il padroncino con la ciotola del cibo in mano completamente vuota. In parole povere i cani effettuano un’associazione di idee: persona più ciotola vuol dire cibo. Ma l’esperimento di Pavlov andò ben oltre e lo scienziato dimostrò anche che associando la pappa a uno stimolo sonoro, come un campanello, i cani hanno la medesima reazione. Praticamente sbavano al suono del campanello anche se non gli diamo nulla da mangiare.
Da un’intuizione Pavlov elaborò la cosiddetta teoria dell’apprendimento, che ci spiega come fanno i quattrozampe a imparare qualcosa. La tecnica adottata nel suo esperimento prende il nome di condizionamento classico, cioè la capacità di associare una risposta a uno stimolo esterno. Tutto questo è stato il punto di partenza per lo sviluppo delle tecniche di addestramento dei cani, come il rinforzo positivo che oggi si conferma la più efficace.