Parole dolci e suoni strani: la scienza ci dice che con i nostri cani parliamo il “mammese”

Tutti conosciamo il modo che hanno le mamme di rivolgersi ai propri piccoli. Per chi non lo sapesse, però, questo tipo di linguaggio ha un nome, si chiama “motherese” e, stando ad alcuni studi scientifici in materia, avrebbe alcune funzioni importantissime (tra cui, alcuni sostengono, quella di sviluppare nei bambini una sorta di legame con la mamma). Ma come funziona con i nostri quattrozampe?

È fuori discussione, infatti, che questo linguaggio speciale moltissimi di noi lo avranno visto usare anche nei confronti dei quattrozampe. Insomma, alcune volte sembra che, dopo una certa soglia di tenerezza, questo linguaggio ci venga spontaneo. Uno studio, proprio a tale proposito, si è posto l’obiettivo di vedere se il motherese avesse lo stesso effetto anche sui quattrozampe.

Lo studio, che prende il nome di “Who’s a good boy?!’ Dogs prefer naturalistic dog-directed speech” è del 2018. Gli studiosi, per procedere a valutare quale fosse l’impatto del motherese sui cani, hanno preso circa 40 cani da osservare. Ogni cane è stato messo davanti a due sperimentatori che avevano sulle ginocchia degli altoparlanti. Questi altoparlanti riproducevano uno gli audio del motherese, l’altro il linguaggio degli adulti.

Il comportamento dei cani non ha lasciato spazi a dubbi: i cani preferiscono chi si rivolge a loro con il motherese. Si è visto, nello specifico, in due casi: innanzitutto i cani preferiscono ascoltare chi parla loro con il motherese. Inoltre, quando è stata data loro la possibilità di interagire con uni dei due sperimentatori, hanno preferito quello sulle cui ginocchio c’era l’altoparlante che riproduceva il linguaggio dei piccoli.

Lo studio, per ovvie ragioni, non ha indagato l’effetto che invece ha il motherese su chi lo utilizza. Sarebbe interessante capire cosa ci porta a rivolgerci a bambini e quattrozampe in quel modo.

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