Mancano conduttori di cani da valanga, l’appello

Dalla Svizzera arriva l'appello perché mancherebbero conduttori professionisti dei cani da valanga

L’allarme è serio, soprattutto in un Paese dove le montagne non mancano e nel quale i soccorritori, umani e canini, sono sempre pronti a intervenire per soccorrere alpinisti, sciatori e turisti in difficoltà. Dalla Svizzera arriva l’appello perché mancherebbero conduttori di cani da valanga. Si farebbe fatica a trovare questa importante e preziosa figura professionale.

Conduttori di cani da valanga

A Siviez, piccolo villaggio posto a 1730 metri di quota nel Vallese, in Svizzera, solo una ventina di appassionati ha partecipato nei giorni scorsi al corso di addestramento per conduttori e cani da valanga, un numero che conferma un trend in calo. Oggi, infatti, la regione conta circa 50 conduttori, il 30% in meno rispetto a vent’anni fa. Secondo Yvan Morath, responsabile della formazione per la regione francofona, il problema principale è la disponibilità: “Bisogna essere pronti per il lavoro di soccorso. Le persone oggi preferiscono dedicarsi ad altro e questo richiede un impegno costante, tra sessioni obbligatorie e corsi cantonali“, ha spiegato alla RTS.

Per diventare conduttore, non basta la passione. È necessario superare un test d’ingresso, avere un cane con una certa corporatura e soddisfare diversi requisiti. “Chiediamo esperienza nell’escursionismo di montagna, perché chi partecipa deve conoscere l’ambiente alpino“, ha aggiunto Fabien Marmy, istruttore del corso. Oltre alla resistenza fisica, è fondamentale il legame con il proprio cane: “Lavoriamo spesso in ambienti ripidi e ad alta quota, per questo servono ottime capacità relazionali con l’animale”, ha sottolineato Marmy. Il percorso di formazione dura tre anni, con più sessioni settimanali. Solo al termine del terzo anno, con il certificato C, il conduttore è considerato esperto e in grado di gestire un’operazione di soccorso.

Cane da soccorso

Nonostante i progressi tecnologici, i cani da valanga restano fondamentali per il soccorso in montagna. “Si pensa che la tecnologia abbia sostituito il loro ruolo, ma non è così. Non tutte le persone che si avventurano in montagna possiedono un rilevatore e questi animali restano un anello essenziale della catena di salvataggio“, ha concluso Morath.

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