Il cane più brutto del mondo

Il cane più brutto del mondo, sbaragliati gli altri 18 concorrenti.

Ognuno è bello a modo suo, partiamo da questo fondamentale principio. Ormai è normale vedere sempre più persone farsi belle per partecipare a concorsi di bellezza vari e cercare di vincerli, non è certo da tutti i giorni vedere un corso di “bruttezza” per cani.

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Eppure esistono, eccome se esistono. A queste manifestazioni partecipano fra le creature più “diversamente belle” mai viste, esseri che potrebbero venir scambiati per altri animali quando in verità sono cani a tutti gli effetti.

Questi concorsi si svolgono annualmente e, come è giusto che sia, ogni anno c’è un vincitore. Il fortunato (o lo sfortunato, dipende dai punti di vista) vince un premio, che varia da manifestazione a manifestazione.

Quest’anno lo scettro del cane più brutto del mondo è toccato ad un meticcio, dal nome particolare Scamp The Tramp. La proprietaria Yvonne Morones di Santa Rosa, ha raccontato la sua particolare storia e come si sono incontrati per la prima volta.

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Yvonne ci dice come ci sia stata una vera e propria attrazione fatale fra i due. Lei camminava per le strade della città, lui anche, il fato li fece conoscere e da allora non si sono più staccati l’uno dall’altro.

Nel concorso tenutosi al Sonoma-Marin Fairgrounds, nel cuore della regione vinicola della California, Scamp ha letteralmente sbaragliato la concorrenza. 18 concorrenti l’hanno preceduto e nessuno lo ha potuto battere in termini di “bellezza”.

La competizione però si è rivelata feroce a suo modo. Secondo posto affidato a Wild Thang, un Pechinese dall’aspetto alquanto inquietante a causa dei suoi minuscoli occhi e della sua smisurata lingua.

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Il gradino più basso del podio è toccato invece a Tostito, un chihuahua dalle orecchie stranissime e la lingua cadente. A primo impatto questo cane potrebbe sembrare una specie di Frankenstein.

Ci teniamo a sottolineare che la competizione non è superficiale come può trasparire, anzi, attraverso questi eventi si cercano di sostenere cause contro l’abbandono, favorendo la presenza dei centri di salvataggio.

 

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