Il Dobermann è un cane cattivo?
Il Dobermann è un cane cattivo oppure questo è soltanto un mito da sfatare? Ecco qualche informazione a riguardo.
Qual è l’argomento del giorno? In questo articolo parliamo del Dobermann, con particolare riferimento al suo carattere e temperamento. Cosa sappiamo di lui? Quali informazioni sono necessarie a descrivere al meglio questo simpatico ed elegante esemplare?
Prima di tutto, inquadriamo la categoria a cui appartiene. Il Dobermann è una razza ufficialmente riconosciuta dalla FCI, la Federazione Internazionale delle Associazioni di Allevatori Canini; appartiene al Gruppo 2, Cani di tipo Pinscher e Schnauzer, Molossoide e Cani Bovari Svizzeri, alla Sezione 1, Tipo Pinscher e Schnauzer.
Ci sono molte cose da dire riguardo questo cane, essendo un esemplare dalle mille risorse e pieno di cose da scoprire. Ora, però, ci concentreremo in particolare su un argomento specifico, o meglio cercheremo di sfatare un mito molto comune: il Dobermann è un cane cattivo? Ecco qualche informazione a riguardo.
L’interazione è possibile?
Quando parliamo di Dobermann, solitamente le persone si ritraggono e iniziano a fare delle smorfie strane. Il pensiero comune, infatti, non è poi così positivo nei suoi confronti. Questo cosa significa? Il Dobermann è un cane cattivo, con cui non si riesce ad entrare in confidenza? Il suo atteggiamento nei confronti del mondo è contrariato, diffidente e combattivo, perfino arrogante?
Una cosa è certa: non è un cane facile da gestire. Tuttavia, il fatto di avere un carattere forte e testardo non implica necessariamente che lui sia pericoloso. È possibile, dunque, interagire con il Dobermann? Se sì, come? Quali sono i passi da seguire per evitare che la sua testardaggine prenda il sopravvento e sfugga al nostro controllo?
Sicuramente, come spesso avviene, quello che più conta in assoluto è l’educazione e l’addestramento. Iniziare questo lungo percorso di crescita e di socializzazione fin dalla tenerissima età è la giusta soluzione per risolvere il “problema” dell’eccessiva caparbietà.
Consigli per gestire un Dobermann
Per sfatare qualche mito sul Dobermann, è bene prendere in considerazione alcuni aspetti importanti sul suo conto. Ad esempio: prima di giudicare a priori, ci siamo mai chiesti se sia possibile agire per migliorare la sua vita e il suo approccio col mondo?
Il Dobermann è un cane dal carattere molto tosto. Forte, resistente e caparbio, è perfettamente in grado (e volenteroso!) di prendere decisioni per se stesso. Insomma, questo animale dall’aspetto superbo e dominante sa davvero il fatto suo! Non stiamo parlando di un cane facile da gestire, ma nemmeno impossibile.
E soprattutto: non possiamo assolutamente etichettarlo – senza sapere – come un cane cattivo. Cerchiamo di fare chiarezza. I cani cattivi di per sé non esistono! Tutto è variabile in base a tanti fattori: lo stile di vita, il vissuto, le esperienze pregresse, l’atteggiamento delle persone (o animali) che si sono incontrate durante la vita, etc.
Nel caso del Dobermann, questo discorso cade perfettamente a pennello. Lui, infatti, è un animale dal temperamento imperante e pieno di sé, tuttavia può tranquillamente entrare in confidenza con il resto del mondo, qualora venga educato a dovere.
Quello che conta più di ogni altra cosa è l’educazione. Il Dobermann è un cane che necessita di continui stimoli, di tanto movimento, di dinamicità e attività costanti: il suo addestramento deve partire da questo. Ovviamente, data la stazza e la sua indole, bisogna saperci fare e saperlo prendere! Ci vogliono calma, fermezza, pazienza, autorevolezza (attenzione: l’autorevolezza è diversa dall’assumere un atteggiamento autoritario!). Inoltre, serviranno anche polso, tempo e determinazione.
È importante, allora, cominciare l’educazione fin dalla tenerissima età e temprare il suo carattere secondo i parametri per cui è predisposto, ovvero quelli di diventare un ottimo cane da guardia e da protezione ma, volendo, anche da compagnia.
Addestrarlo alla convivenza pacifica e al rispetto degli altri sono i due fondamentali fattori che ci aiutano a delineare il suo temperamento. Quello che conta è fargli capire che tutti quegli stimoli istintivi e, a volte, selvaggi devono essere tenuti a bada e vanno controllati in presenza di altri esseri viventi: tutto ciò è funzionale sia per la sicurezza del cane stesso, sia per quella degli altri.
Insomma, come si educa al meglio un Dobermann? L’obiettivo che dobbiamo porci è questo: conquistare la sua fiducia e fargli capire che coloro che gli si presentano di fronte non sono tutti nemici. Teniamo conto, però, che la sua immensa energia deve essere sfogata in qualche modo: allora, come si può fare?
Iniziare ad insegnargli le regole base dell’addestramento dall’inizio, fin da quando comincia a scoprire il mondo. Qualora ci rendessimo conto di non esserne in grado, o semplicemente dovessimo capire che non riusciamo nell’impresa, potremmo pensare di rivolgerci a qualche educatore cinofilo. L’aiuto di un esperto, specialmente in questi casi, può rivelarsi davvero determinante!
Intanto, teniamo conto di alcuni punti. Superata la prima fase d’assestamento, non dovremo mai dimenticarci di accompagnarlo in lunghe e piacevoli passeggiate, durante le quali lui possa scorrazzare liberamente e divertirsi al meglio delle sue capacità. Una volta buttata fuori questa vitalità, il Dobermann sarà sicuramente più calmo e meglio predisposto alle relazioni: ecco perché si rende necessario il movimento quotidiano.
Insomma, bisogna cominciare fin dalla tenera età e fare in modo che non solo si fidi di noi, ma impari anche a capire che tutto quello che gli suggeriamo, passo dopo passo, va a vantaggio di ogni componente della famiglia. Dunque, come rispondiamo alla domanda del giorno: il Dobermann è un cane cattivo?
Di base, non lo è, anzi è esattamente un esemplare come tutti gli altri. Sicuramente, vista anche la stazza, dobbiamo educarlo e gestirlo al meglio; tuttavia, non è aggressivo per sua propria natura, anzi può rivelarsi davvero molto dolce, sicuramente leale e fedele, qualora venga addestrato con lo spirito giusto.
Miti da sfatare
Se non il Dobermann non è un cane cattivo, Perché, allora, la gente comune associa a lui l’idea di aggressività? Purtroppo, questo dipende da un punto essenziale. Per moltissimo tempo (magari, in qualche occasione ancora succede, benché sia vietato dalla stessa legge), il Dobermann veniva utilizzato come eccellente esemplare per i combattimenti clandestini.
Per fare in modo che il suo padrone potesse vincere l’incontro e portarsi a casa la vittoria, tendeva ad educarlo all’aggressività e alla cattiveria. L’unico scopo, infatti, era quello di sovrastare l’avversario, intimorirlo e sconfiggerlo…a qualunque costo!
Ovviamente, non serve specificare che tutto ciò andava a discapito del rispetto del cane stesso, dei suoi diritti e del suo essere più profondo. Fra l’altro, come se non bastasse un tale sfruttamento, queste persone poco raccomandabili non si accontentavano dell’addestramento all’aggressività e al combattimento.
Volevano di più: l’obiettivo era anche quello di creare un cane con un aspetto quanto più spaventoso possibile. Ecco, dunque, come nacque la pratica del taglio della coda e delle orecchie. Tale scelta fu presa sostanzialmente per due motivi:
- queste due parti del corpo sono molto sensibili e facili da colpire, perché maggiormente esposte. Essere agguanti dai denti dell’avversario in questi precisi punti non solo è molto doloroso, ma implica anche un’ingente perdita di sangue. Tutto ciò, chiaramente, doveva essere evitato, al fine di ottenere una migliore prestazione;
- eliminare queste parti avrebbe dato al cane un atteggiamento molto più rude e brutale. Fra l’altro, a lungo andare tale pratica ha fatto sì che ci fosse un vero e proprio cambiamento genetico nel Dobermann. Oggi, infatti, la lunghezza e la grandezza di coda e orecchie si sono notevolmente ridotte rispetto al passato. Fu proprio da qui che nacque l’idea di definire il Dobermann come il “devil dog“, ovvero il “cane diavoletto“. Probabilmente, una simile descrizione derivò sia dall’atteggiamento provocante e burbero dell’esemplare, sia dal fatto che queste piccole orecchie ricordavano – e ricordano tuttora – le corna di un diavolo, secondo la immagine comunemente riconosciuta.
Fortunatamente, al giorno d’oggi moltissimi Stati hanno vietato tale pratica e hanno definito illegali tutti i combattimenti che prevedano il maltrattamento degli animali. Dunque, da questo triste discorso possiamo dedurre qualche conclusione?
Prima di tutto, nessun cane è “cattivo” per sua natura. Certo, dobbiamo tener sempre presente una cosa: anche se il cane è il migliore amico dell’uomo, rimane pur sempre un animale e, in quanto tale, facilmente soggetto agli istinti primordiali. Tuttavia, questo non significa che debba per forza essere aggressivo: il tutto cambia sulla base dell’educazione e dello stile di vita a cui viene abituato fin dai suoi primi giorni di esistenza.