Dei ricercatori hanno trovato nuove “armi” per curare i nostri amatissimi cani
Questa scoperta è molto rilevante da un punto di vista scientifico e di certo lascia ben sperare tutti noi proprietari
Quando si parla di scoperte in campo veterinario, è sempre bello potervi informare di nuove e interessantissime novità. Questo perchè è sempre utile essere informati su tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione per curare il nostro quattrozampe, qualora, purtroppo, ci troviamo a dover affrontare la sua malattia. Oggi, vi parliamo di nuove “armi” che sono state trovate dagli studiosi per la cura dei nostri cani.
L’interessantissima scoperta è stata fatta, come riporta AGI, dagli scienziati che operano presso l’Università Metropolitana di Osaka e, tutto quel che c’è da sapere, è stato pubblicato sulla rivista Stem Cell Reports. Questi ricercatori, hanno trovato un modo non invasivo per e privo di dolore per riprogrammare le cellule staminali canine prelevate da campioni di urina. Questa scoperta porta i nostri quattrozampe più vicini a quella che è chiamata medicina rigenerativa.
C’è, ora, l’aspettativa che queste cellule siano utilizzate per sviluppare nuove terapie. Questa scoperta, però, non è importante solo per quel che vi abbiamo appena illustrato. Infatti, le cellule somatiche canine sono meno efficienti nella riprogrammazione rispetto a quelle umane, quindi i tipi di cellule canine disponibili per la generazione di cellule staminali sono sempre stati limitati. Per porre un “argine” a questa situaizone, si è fatto riferimento a cellule di supporto prese da una specie diverse. Questo, però, è un procedimento non privo di rischi.
Si è evidenziata, nel tempo, la necessità di migliorare l’efficienza della riprogrammazione di cellule canine senza fare riferimento a cellule di altre specie. Ebbene, il team di ricerca guidato dal professor Shingo Hatoya e dal dottor Masaya Tsukamoto dell’Università Metropolitana di Osaka ha identificato sei geni di riprogrammazione che possono aumentare la generazione di cellule staminali canine di circa 120 volte rispetto ai metodi convenzionali comunemente utilizzati.
Questa scoperta, rilevantissima da un punto di vista scientifico, di certo ci lascia piacevolmente sorpresi.
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