Come funzionano i canili in Italia?
Come funzionano i canili in Italia? Cerchiamo di fare un viaggio dentro queste strutture, per conoscerle meglio
Probabilmente non ci avete mai pensato bene, probabilmente un gran parte dei vostri pensieri cerca di andare ben oltre la presenza dei canili in Italia. Eppure queste strutture svolgono un ruolo a dir poco cruciale nella gestione e nel benessere dei cani randagi, abbandonati o persi. Al netto di quanto si possa pensare e per quanto triste possa apparirvi una vita in gabbia, queste strutture sono preziosissime.
Perché? Perché offrono rifugio, cure mediche e assistenza nella ricerca di nuove famiglie per i cani senza casa. In questo articolo, esploreremo il funzionamento dei canili in Italia, analizzando le normative, le operazioni quotidiane, le sfide e le iniziative per il miglioramento del sistema.
Indice
- Come funziona il canile?
- Quali sono i compiti del canile?
- La legislazione e gli obblighi
- Tipologie di canili
- I problemi dei canili in Italia
- Che fine fanno i cani portati al canile?
Come funziona il canile?
Posto che ogni canile di ogni luogo in Italia segue le proprie regole, in linea generale tutte queste strutture fanno capo a enti e organizzazioni, sia pubblici che privati. I Comuni, nello specifico, sono responsabili della creazione e gestione delle strutture municipali e sono finanziati da fondi pubblici. Poi, ci sono canili gestiti da associazioni di volontariato e da Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale (ONLUS), che possono essere indipendenti o collaborare con le strutture municipali.
Tutti i canili sono svolgono funzioni essenziali per il benessere degli animali e della comunità e devono seguire una serie di norme e legislazioni che comprendono delle indicazioni igienico-sanitarie. Andando nello specifico, quando un cane viene trovato o consegnato al canile, il primo passo è l’accoglienza, che comprende anche la registrazione. Il volontario o l’impiegato del canile, sostanzialmente, compila una scheda con le informazioni sull’animale, che poi verrà inviato al medico veterinario presente in struttura per inserire il microchip e per valutare il suo stato di salute.
Quali sono i compiti del canile?
I compiti dei canili in Italia sono diversi e tutti fondamentale. Il primo, e forse il più essenziale, è garantire all’animale le cure veterinarie. Gli ospiti del canile devono necessariamente essere sottoposti a vaccinazioni, trattamenti antiparassitari e, se necessario, interventi chirurgici. I cani vengono inoltre sterilizzati, per prevenire la nascita di cucciolate destinate a rimanere in gabbia.
Il secondo compito, altrettanto fondamentale, è fornire agli ospiti una dieta bilanciata e adeguata alle loro esigenze nutrizionali. Ciò significa che oltre a essere fornire delle crocchette e dell’umido, in specifici casi (come per cani con problemi epatici o gastrointestinali), i volontari devono anche essere in grado di fornire alimenti ad hoc. Il personale del canile si occupa della preparazione e distribuzione del cibo, oltre a garantire che gli animali abbiano sempre accesso ad acqua fresca.
Altro compito essenziale? La pulizia delle gabbie e degli spazi comuni, che in tutti i canili in Italia deve essere effettuata quotidianamente per mantenere un ambiente sano e igienico che non metta a rischio la salute dei quattro zampe. Infine, non va dimenticato che chi lavora in canile si occupa anche di assicurare che socializzino in maniera adeguate per migliorare il loro benessere psicologico.
La legislazione e gli obblighi
Come appare ben chiaro da quello che abbiamo detto, i canili devono garantire condizioni di vita adeguate per gli animali ospitati, fornendo loro cibo, acqua, cure veterinarie e spazi sufficienti per il movimento. Per assicurare che tutto ciò succeda e che nulla sia lasciato al caso (almeno sulla carta), tutte queste strutture dovrebbero operare sotto una serie di normative nazionali e regionali che mirano a garantire il benessere degli animali.
La legge principale che regola il settore è la Legge 14 agosto 1991, n. 281, ovvero la “Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo”. Questa legge stabilisce i principi generali per la protezione degli animali e affida alle Regioni e ai Comuni la responsabilità di attuare misure specifiche.
Le Regioni hanno il compito di adottare regolamenti che definiscono le modalità di gestione dei canili, inclusi i requisiti strutturali, sanitari e di gestione degli animali. I Comuni, invece, sono responsabili della creazione e gestione dei canili municipali o dell’affidamento della gestione a enti privati o associazioni di volontariato.
Tipologie di canili
Come abbiamo già avuto modo di accennare, non esiste un solo tipo di canile in Italia. Questo perché gli enti che li gestiscono sono tanti, quindi le peculiarità cambiano. Però, se dobbiamo fare una categorizzazione di massima, si può dire che le vere e più grandi tipologie sono due: i canili sanitari e i canili rifugio. I canili sanitari sono strutture destinate alla prima accoglienza dei cani randagi. Qui, gli animali vengono sottoposti a una visita veterinaria per valutare il loro stato di salute, vengono vaccinati, microchippati e, se necessario, sterilizzati. Durante il periodo di permanenza, che varia in base alle normative regionali, i cani vengono osservati per eventuali malattie e problemi comportamentali.
I canili rifugio, invece, sono strutture a lungo termine dove i cani rimangono in attesa di adozione. Questi canili offrono spazi più ampi e ambienti più stimolanti per gli animali, con l’obiettivo di garantire loro una buona qualità della vita. I volontari e il personale si occupano dell’alimentazione, della pulizia e del benessere generale dei cani, cercando di socializzarli e prepararli per l’adozione.
I problemi dei canili in Italia
Non è un caso, purtroppo, che i canili al giorno d’oggi siano nell’occhio del ciclone per via di tante storie e notizie legate alle condizioni carenti. Spesso e volentieri la colpa non è dei volontari o di chi davvero si impegna per avere cura dei cani, ma delle condizioni generali dei territori e della mancanza di iniziative a livello più ampio.
Riguardo i territori, uno dei principali problemi affrontati dai canili italiani è il sovraffollamento. Spesso, il numero di cani supera la capacità delle strutture, rendendo difficile garantire condizioni ottimali per tutti gli ospiti. Ciò deriva anche dall’ignoranza e dalla cattiva gestione di tutti quei “padroni” che si stancano presto dei cuccioli, lasciandoli presto al loro destino.
Una conseguenza del sovraffollamento è anche la mancanza risorse, sia in termini di finanziamenti che di personale. Le strutture gestite da associazioni di volontariato dipendono spesso da donazioni e dalla disponibilità di volontari, il che può rendere difficile mantenere un livello costante di cure e servizi. Infine, il punto più doloroso: il numero ridotto di adozioni. Nonostante gli sforzi per sensibilizzare l’opinione pubblica e organizzare eventi di adozione, molti cani rimangono nei rifugi per lunghi periodi.
Che fine fanno i cani portati al canile?
Purtroppo, il destino dei cani portati in un canile è spesso infelice. Anche se è vero che molto dipende da una serie di fattori (inclusi lo stato di salute dell’animale, il suo comportamento, la disponibilità di spazio nel canile e le politiche della struttura) e dagli sforzi dei canili stessi, tantissimi animali passano la loro intera esistenza in gabbia, senza mai provare il calore vero di una famiglia.
Non possiamo inoltre non citare la possibilità dell’eutanasia: se un cane è gravemente malato, necessità di assistenza inaffrontabile per il canile o presenta comportamenti aggressivi che lo rendono inadatto all’adozione o alla vita in comunità, è possibile che il cane venga messo a dormire, anche se è una soluzione che si cerca di evitare il più possibile.