Cheyletiellosi nel cane: tutto quello che bisogna sapere
e il responsabile è un acaro altamente contagioso. Colpisce sia i pet che l'uomo
La cheyletiellosi nel cane viene trasmessa da un parassita, un acaro per la precisione. Questo animaletto bianco si sposta lungo il mantello dell’animale che lo ospita dando l’impressione di essere forfora in movimento, da qui il ‘soprannome’.
A rischio contagio sono cani, gatti, conigli e i bipedi a contatto con loro. Per fortuna, grazie ad alcuni farmaci più efficaci, la trasmissione è sempre più rara e la cura efficace e rapida.
La causa
La cheyletiellosi nel cane dipende da un parassita bianco – il cheyletiella mites – che decide di ‘abitare’ il nostro amico a quattro zampe. La maggior parte delle volte attacca le zampe di altri animali. Chi vive in rifugio o a contatto con altri simili, gatti o conigli è a rischio contaminazione.
Per quanto riguarda il contagio dell’uomo, devono prestare particolare attenzione gli allevatori, i volontari in canile e gattile, e chi fa la toeletta a Fido e Miao. A tal proposito potrebbe essere utile approfondire cause, sintomi e cure dei morsi da acari del raccolto.
I sintomi principali
Il sintomo più evidente è visivo. Come già accennato, si nota una sorta di forfora bianca che cammina. Sono i parassiti che si muovono indisturbati, almeno fino a quando non si mette in atto una terapia.
La pelle appare squamosa, a scaglie, soprattutto nella parte posteriore e superiore del corpo. Il prurito si manifesta in maniera più o meno intensa da caso a caso, in base alla quantità di acari presenti.
La diagnosi
Perché il veterinario possa fare la diagnosi corretta è indispensabile un’anamnesi dettagliata da parte nostra, che viviamo a stretto contatto con il cane, conosciamo le sue abitudini e i posti dove è solito passeggiare e giocare.
Lo specialista poi si concentrerà sui segni clinici e l’osservazione dell’acaro. Le dimensioni del parassita, per fortuna, permettono una facile individuazione a occhio nudo; la conferma arriva al microscopio in un secondo momento.
Il trattamento
Il modo migliore per risolvere il problema è la tosatura del nostro amico a quattro zampe: via il pelo, via il pensiero. Gli acari della cheyletiellosi nel cane sono sensibili alla maggior parte degli insetticidi topici, e il veterinario prescriverà quello più adatto al nostro Fido.
Nella maggior parte dei casi sono necessari dai sei agli otto bagni antiparassitari, uno alla settimana, per rimuovere squame e acari. I risciacqui di calce-zolfo sono comunemente usati nei felini, nei conigli e nei cuccioli in generale. Piretrine o organofosfati possono essere utilizzati nei cani adulti.
Gli antipulci classici raramente risolvono il problema. Il veterinario può prescrivere trattamenti alternativi con la selamectina, la milbemicina, il fipronil, l’imidacloprid, la moxidectina o l’ivermectina.
La prognosi
A patto che si seguano le indicazioni del veterinario di fiducia con scrupolo, la prognosi è eccellente. L’infezione è auto-limitante: l’ospite non può fare altro che subire e la risoluzione del problema si verifica entro tre settimane dall’inizio della cura.
Anche l’ambiente va bonificato a fondo. La pulizia accurata di lettiere, cucce o altre superfici con cui l’animale infetto ha avuto contatti è un passo importante per eliminare questo parassita.
Le infezioni ricorrenti indicano il contatto sistematico con un ospite del parassita responsabile del disturbo – e non è detto che presenti dei sintomi facilmente individuabili – o con un luogo contaminato.