Mastino delle Alpi | |
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Esemplare di Mastino delle Alpi |
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Dati generali | |
Etimologia | Il nome ne indica l’area di origine |
Genitori | Antica razza originaria dell’area alpina |
Presente in natura | Estinto |
Longevità | Estinto |
Impieghi | Cane da guardia, cane da pastore |
Taglia | Grande |
Peso maschio | 59 – 60 kg |
Peso femmina | 59 – 60 kg |
Prezzo | Non quantificabile |
Colori | Marrone, Ebano |
Le informazioni sul Mastino delle Alpi non sono molte. Si tratta di una razza ormai estinta. Faceva parte dei molossoidi, e questo aspetto lo rendeva davvero possente ed energico.
Scheda informativa del Mastino delle Alpi | |
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Anallergico | X |
Per bambini | X |
Per anziani | X |
Con altri cani | X |
Con gatti | X |
Rumoroso | X |
Sport | X |
Sulle origini del Mastino delle Alpi, conosciuto anche Cane Garouf o Cane Patua (Alpine mastiff per gli appassionati di origine inglese) non ci sono dubbi: a rivelarle è il nome. I documenti lo collocano nella seconda metà del 1800.
Da questo splendido esemplare discendono il San Bernardo e altri cani di montagna provenienti dalla Svizzera. Venne allevato niente meno che nell’ospizio dei Canonici Regolari della Congregazione Ospedaliera del Gran San Bernardo. La sua estinzione è dovuta agli incroci con altri molossi (come il Terranova) che hanno dato origine alle razze odierne.
Trattandosi di una razza estinta, non è possibile stabilirne il prezzo, né tantomeno procedere a un eventuale acquisto.
Secondo le testimonianze dell’epoca, da bravo molossoide, era molto legato al padrone e a chi considerava famiglia (nel senso più ampio del termine).
Nonostante fosse socievole, era anche un ottimo cane da guardia; molto attivo e pronto ad aiutare il proprio compagno di avventure bipede. Si pensa venisse impiegato anche nelle ricerche di soccorso in montagna. È probabile che oggi sarebbe stato tra le razze idonee alla pet therapy.
Il suo legame profondo con il ‘capo branco’ lo rendeva facilmente addestrabile. Uno dei suoi obiettivi primari, infatti, era compiacere il padrone.
Esteticamente il Mastino delle Alpi ricordava molto l’attuale Grande Bovaro Svizzero (tranne che per il colore del mantello). È stata notata anche una certa somiglianza con il San Bernardo, anche se meno evidente.
Si presume, secondo i ritrovamenti fotografici, che l’altezza al garrese fosse di 72 centimetri circa, per un peso che si aggirava attorno ai 59/60 chili.
Le zampe, sia quelle posteriori che quelle anteriori, erano massicce e robuste. Gli arti risultavano in linea con le caratteristiche di un molossoide puro sangue: molto pesanti.
Il corpo era ben proporzionato rispetto alla testa e alla zampe, robusto nel complesso. Il proprietario non poteva essere alla prima esperienza: la stazza fisica necessitava di una certa preparazione.
La testa era possente, si espandeva più in larghezza che in lunghezza. Lo sguardo trasmetteva tranquillità, sicurezza: con lui nei paraggi non si potevano correre pericoli.
Alcuni documenti parlano di macchie di colore marrone scuro sulla zona frontale e sulle orecchie. Il muso era smussato, quasi tronco; le labbra apparivano pendenti.
Lo stop era ben definito, ma leggermente più allungato rispetto alle dimensioni complessive della testa.
La coda era attaccata bassa e proseguiva lungo la linea del dorso, che tendeva verso il basso in prossimità di cosce e natiche. Era spessa sia all’attaccatura che all’estremità.
Il pelo era di media lunghezza, rispetto ai molossoidi non troppo lungo.
I colori ammessi all’epoca non sono certi, dalla documentazione giunta ai giorni nostri, pare che fosse monocromatico e tendesse a un marrone non troppo chiaro. In prossimità del muso, tendeva a essere più scuro, quasi nero.
I cuccioli dimostravano sin da subito un certo temperamento. Pronti all’addestramento per compiacere il padrone.
Trattandosi di un esemplare rustico e robusto, il Mastino delle Alpi non si pensa avesse una propensione particolare a determinate malattie. Data la stazza si suppone potesse avere problemi articolari e torsioni dello stomaco.
Anche sull’alimentazione si possono fare solo supposizioni. Vista l’epoca sarà stata a base di proteine animali.
La cura del manto, oggi, sarebbe stata regolare. Il veterinario avrebbe consigliato una verifica periodica di occhi, orecchie, zampe e pelo per scongiurare la presenza di eventuali insetti o parassiti.
Trattandosi di una razza estinta non ci sono allevamenti riconosciuti. Quelli dell’epoca erano in Piemonte e lungo l’asse alpino.
Non si trattava certo di un cane d’appartamento. Aveva bisogno di ampi spazi lungo i quali muoversi e incanalare correttamente le energie.
Si pensa che il Mastino delle Alpi abbia avuto una particolare predilezione per i più piccoli. Per loro non era un rischio averlo come compagno di giochi.