Khottosho | |
---|---|
Esemplare di Khottosho |
|
Dati generali | |
Etimologia | Nome che letteralmente significa “lupo domestico“ |
Genitori | Razza generata anticamente dai primi molossoidi |
Presente in natura | No |
Longevità | 10-15 anni |
Impieghi | Cane da guardia, cane pastore |
Taglia | Medio/Grande |
Peso maschio | 48 – 75 kg |
Peso femmina | 41 – 59 kg |
Prezzo | Non quantificabile |
Colori | Nero, Nero focato, Rosso, Marrone, Grigio, Bianco-nero |
Il Khottosho, conosciuto come Cane da Pastore della Buriazia, o Khottosho-Bankhaar (letteralmente “lupo domestico”), è impiegato prevalentemente nella gestione del bestiame. Non molto diffusa, questa razza è tornata a circolare in Mongolia.
L’obiettivo degli abitanti è quello di preservare le praterie dal loro impoverimento, dovuto all’eccessivo pascolo e alle conseguenze del cambiamento climatico che non risparmia nessuna zona del pianeta.
Scheda informativa del Khottosho | |
---|---|
Anallergico | No |
Per bambini | Razza molto protettiva nei confronti della famiglia, potrebbe andare bene per i bambini ma con la giusta attenzione, si tratta pur sempre di un cane con una certa stazza e dal carattere forte |
Per anziani | No, per il bisogno di esercizio e la grossa mole che prevede un bisogno di spazi aperti |
Con altri cani | Animale territoriale, potrebbe essere diffidente |
Con gatti | In quanto cane da caccia è sconsigliato il rapporto con loro |
Rumoroso | Moderatamente |
Sport | Attività all’aria aperta, venatori |
Il Khottosho discende da quelli che oggi chiamiamo Molossi. Si tratta di un cane molto grosso che popola le montagne, selezionato nell’epoca preistorica in Medio Oriente per proteggere le greggi dagli animali selvatici.
Durante l’Età del ferro è diventato un cane da guerra. Se ne servivano assiri, babilonesi, ittiti ed egizi, e lo consideravano davvero un aiuto prezioso.
Dalla Mesopotamia, il Molossoide si diffuse nell’antico impero persiano e da lì al Caucaso, all’India e a tutti i Paesi tra l’Himalaya e le steppe mongoliche. Ne derivano diversi ceppi locali: tutti con la stessa indole, ma fisicamente differenti, a seconda del clima e dell’impiego.
La razza in questione è l’evoluzione del ceppo proveniente dalla Mongolia. Da sempre guardiano delle iurte dei nomadi e custode delle mandrie di Yak. L’ammodernamento della pastorizia in Mongolia, però, ne ha drasticamente ridotto il numero.
Durante l’epoca sovietica, la razza è sopravvissuta come cane da guardia, impiegato dall’esercito per controllare i confini del territorio (insieme ai cugini molossi Pastore del Caucaso e Pastore dell’Asia Centrale, in altre contrade dell’Unione).
Vista la difficoltà di trovare degli esemplari al di fuori della Mongolia, stabilire il prezzo di un esemplare non è facile. Il consiglio è sempre quello di contattare degli allevamenti certificati nel Paese d’origine (in Italia non ce ne sono). Solo così si possono avere informazioni precise, ed eventuali dettagli sul costo compreso di trasporto.
Qualche volta è stato incrociato con altre razze per modificarne il carattere cocciuto ed indipendente. Possiede un’indole dominante, forte e molto territoriale. Proteggerebbe la casa e quella che considera famiglia anche a costo della vita.
Con un corretto addestramento, però, può dimostrarsi affettuoso e fedele anche nei confronti dei più piccoli, purché ne venga rispettata la natura. Attenzione a eventuali ospiti in casa: non è molto cordiale nei confronti di chi non conosce, e l’istinto protettivo potrebbe tradursi in aggressività.
La sua fedeltà al padrone non lo rende un cane difficile da addrestrare, anche se il carattere non è dei più miti. Il segreto è di riuscire a instaurare un rapporto profondo, un legame sincero.
Quando il Khottosho si affeziona a chi considera il ‘capo branco’ la sua lealtà non è più messa in discussione. Il suo impiego come cane da pastore, oltretutto, lo rende un grande lavoratore. Per compiacere il proprio padrone farebbe di tutto.
Soprattutto se destinato a interagire con bambini, necessita di una socializzazione coerente e precoce, già dai primi mesi di vita. In questo modo si potrà mitigare il suo istinto alla protezione che, in presenza di estranei, potrebbe risultare difficile da gestire.
Gli piace molto giocare, con esseri umani di tutte le età, a patto però che venga rispettato nella sua totalità. I bambini troppo irruenti e testardi non fanno al caso suo, o viceversa: dipende dai punti di vista.
Questo amico a quattro zampe, a una prima occhiata, appare forte; ma il suo scheletro non è poi così massiccio come potrebbe sembrare. Il folto mantello trae in inganno. I soggetti presenti, molto raramente, alle competizioni su territorio russo spesso vengono confusi con i Leonberger o gli Hovawart.
Il peso e l’altezza variano leggermente a seconda del sesso del singolo esemplare. Nel caso della femmina, ci si aggira tra i 41 e i 59 chili, in un minimo di 65 centimetri o un massimo di 75 (al garrese).
Nel caso degli esemplari di sesso maschile, il peso si aggira attorno ai 48 e i 75 chili, per un’altezza al garrese di 72 centimetri (massimo 80).
Gli arti anteriori, in genere, sono diritti, paralleli e non troppo ravvicinati. Le spalle e le braccia sono allungate e oblique, parecchio possenti e muscolose. I gomiti sono ben aderenti al corpo. I metacarpi resistenti, solidi. Le zampe non sono rivolte né verso l’esterno né verso l’interno. Appaiono arrotondate, con le dita ben serrate e arcuate. I cuscinetti e le unghie sono neri.
Gli arti posteriori non sono troppo ravvicinati e risultano paralleli. Il bacino è obliquo. Le cosce sono muscolose e possenti. Il garretto è solido, con una angolazione marcata tra la gamba e il metatarso. Le zampe sono protratte in avanti, lunghe; con delle dita arcuate.
L’andatura ha delle lunghe falcate e il movimento appare sempre regolare. Gli anteriori si portano bene in avanti sotto la forte spinta dei posteriori.
Il garrese del Khottosho risulta essere marcato, soprattutto negli esemplari di sesso maschile. Il dorso è largo, dritto e robusto; il rene largo, potente e parecchio muscoloso.
La groppa appare larga, moderatamente lunga, e un po’ arrotondata. Si fonde progressivamente nell’inserzione della coda; in nessun caso sopraelevata.
Il torace è largo, ben disceso, arriva quantomeno al livello dei gomiti; non appare troppo a forma di botte, ed è piuttosto ovale.
La testa è grande. Lo stop è moderato, il muso risulta essere robusto, ma non come quello tipico dei molossi. Le orecchie sono pendenti e gli occhi piccoli. Nonostante ciò ha un sguardo molto espressivo, che parla.
Il pelo è molto lungo, e presenta un sottopelo notevole. Il periodo della muta, se non fosse che questa razza è abituata a vivere prevalentemente all’aria aperta, sarebbe difficile da gestire.
I colori più diffusi sono il nero focato, il nero e il rosso. Ne esistono anche di marroni, grigi e pezzati bianco-neri. La questione dell’ammissibilità non esiste, visto che non è previsto uno standard di razza riconosciuto a livello internazionale.
I cuccioli di Khottosho, sin dalle prime settimane di vita, dimostrano il temperamento tipico del quattro zampe adulto. Hanno un istinto alla protezione che va mitigato prima che la stazza non consenta una facile gestione.
La socializzazione è bene che cominci precocemente e che venga affidata a un addestratore esperto. Deve essere pianificata e coerente. Non dimentichiamo che ogni sessione deve durare al massimo venti minuti e essere condotta all’insegna del gioco e del relax, se così non dovesse essere meglio sospenderla.
Indispensabile, poi, è il rinforzo positivo. La fedeltà al padrone, la voglia di compiacerlo e la consapevolezza che a ogni comando rispettato arriva un premio succulento renderanno il compito educativo molto meno complesso.
Questa razza è, di solito, forte e rustica. Tuttavia, tra le patologie a cui può essere soggetta si segnala la torsione dello stomaco (tipica dei cani di stazza gigante).
Visto che può essere mortale, è bene prevenirla suddividendo la razione giornaliera di cibo in due pasti (meglio se regolari e sempre alla stessa ora). Inoltre è bene, sempre in un’ottica preventiva, non fargli fare degli sforzi eccessivi subito dopo il pranzo o la cena.
L’alimentazione deve essere sana, equilibrata e completa. Visto il peso superiore ai 35 chili la dose giornaliera, in media, deve essere dalle duemila alle tremila calorie. Il range è ampio perché il tutto dipende dall’età e dallo stile di vita di ogni singolo esemplare.
La suddivisione in due pasti al dì aumenta a tre nel caso di cuccioli. Il cibo secco, poi, serve a mantenere una corretta igiene orale. Nel caso di una dieta semisecca vanno bene dai 630 ai 900 grammi al giorno, nel caso di cibo esclusivamente secco vanno bene dai 540 agli 870 grammi.
Chi decide di prendersene cura deve prestare particolare attenzione. Qualche volta potrebbe tornare utile integrare l’alimentazione con calcio e vitamine, ma solo previa prescrizione da parte del veterinario di fiducia (che conosce pregressi clinici e caratteristiche di razza).
Il pelo folto e il sottopelo importante impongono un’attenzione e una cura particolari. Quello che si deve evitare a tutti i costi, considerando anche lo stile di vita spesso rustico, è di permettere a parassiti e insetti di annidarsi indisturbati.
Il manto lungo, peraltro, è soggetto alla formazione di nodi. Con una spazzolatura regolare, almeno una volta a settimana, e un check ogni volta che il cane rientra da fuori siamo a posto. Attenzione a orecchie e zampe: i parassiti le prediligono.
A causa della caduta in disuso durante il comunismo, è divenuto complicato distinguere i Cani da Pastore Bankhar dai mastini tibetani, il cui incrocio ha creato non pochi problemi in termini di purezza della razza.
Gli esperti hanno trovato il modo di isolare il DNA per ottenere nuove generazioni di Cane da Pastore Khottosho con un pedigree di tutto rispetto.
Sul territorio nazionale non sono presenti allevamenti rivonosciuti dall’Enci. Per qualsiasi informazione su costi e curiosità, è meglio rivolgersi ai centri certificati nel Paese d’origine: la Mongolia.
Vista la stazza e l’indole non si tratta certo di un cane d’appartamento. Necessita di un corretto esercizio fisico per incanalare correttamente le proprie energie e per non avere disturbi sia a livello organico che psicologico.
Il suo carattere e un addestramento adeguato potrebbero renderlo adattabile alla vita cittadina, a patto però che abbia a disposizione un ampio giardino e che esca regolarmente per le passeggiate quotidiane al parco.
Nonostante la stazza e l’impiego consueto, il Khottosho dimostra una maestosità e un’eleganza fuori dal comune.