I cani possono trasmettare la toxoplasmosi? Ecco che cosa bisogna sapere
I cani possono trasmettere la toxoplasmosi? Un argomento che interessa soprattutto le donne incinte, ma sul quale c'è tanta confusione. Un po' di chiarezza
L’arrivo di un bimbo all’interno di una famiglia è uno degli eventi più belli in assoluto. Arriva un cucciolo di uomo a dare amore, ma che richiede attenzioni extra. Ma i cani possono trasmettere la toxoplasmosi? Sull’argomento c’è tanta confusione e si rinuncia al proprio peloso senza sapere che non è assolutamente necessario.
Spesso e volentieri si sente di coppie che decidono di dare in adozione il proprio amico a quattro zampe per proteggere il nascituro, ecco perché allora vale la pena fare chiarezza e stabilire dove sta la verità scientifica e dove iniziano a circolare i falsi miti.
Di cosa si tratta
I cani possono trasmettere la toxoplasmosi? Per dare una risposta esaustiva cerchiamo di capire di cosa si parla precisamente. Di questa malattia è responsabile un parassita monocellulare che si chiama toxoplasma gondii (da qui il nome). I suoi ospiti intermedi sono i mammiferi e i volatili, quindi solo in un secondo momento il nostro Fido rischia di essere contagiato, ma non fermiamoci qui: approfondiamo per il nostro bene e quello del nostro fedele amico.
Perché la riproduzione di questo animaletto davvero fastidioso può avvenire soltanto all’interno dell’intestino tenue del gatto, gli ovocisti successivamente vengono espulsi attraverso le feci. Così finiscono nel terreno, vengono assunti dagli ospiti intermedi – suini, bovini, topi o uccelli – e si assiste a un ciclo senza fine.
Il ciclo extraintestinale, invece, avviene in molti animali a sangue caldo (compreso l’uomo). Le uova già mature si trovano nello stomaco dell’ospite e possono passare nel sangue, compromettendo anche altri organi.
Si tratta di un’infezione che appartiene al gruppo delle malattie infettive animali chiamate zoonosi, e può colpire sia bipedi che quadrupedi. Per questo si deve fare attenzione quando si fa giardinaggio e durante l’assunzione di carne cruda o poco cotta.
Per chi decide di adottare un felino (e nessun altro pet) il fatto si riduce alle feci e il contagio è quindi strettamente correlato alla pulizia della lettiera. Ecco perché non è necessario che una donna in dolce attesa si liberi del proprio amico a quattro zampe, che si tratti di Micio o di Bau. Basta, nei nove mesi di gestazione, stare alla larga dalla popò del gatto.
I sintomi più frequenti
Se il parassita stabilisce di ‘abitare’ l’intestino del felino, di solito, non si registrano sintomi particolari, lo stesso vale se a essere compromesso è il cane attraverso un contagio extraintestinale. Rimane in salute e si difende autonomamente dall’invasione di campo, se così possiamo chiamarla.
Tuttavia, si possono presentare alcuni casi in cui ci sono sintomi non gravi. A essere particolarmente a rischio sono i soggetti che hanno un sistema immunitario debole. A non essere in grado di affrontare la situazione, infatti, possono essere i cuccioli oppure i gatti anziani. In questi casi particolari i segnali sono molto più evidenti e non devono essere presi alla leggera. Tra i più comuni troviamo:
- Febbre persistente (potrebbe tornare utile saperne di più sulla temperatura del gatto);
- Episodi di diarrea;
- Infiammazione oculare;
- Ittero;
- Letargia
- Difficoltà di coordinazione;
- Debolezza muscolare;
- Tremori e convulsioni;
- Disidratazione grave.
Ecco allora che diventa indispensabile l’intervento del veterinario di fiducia, che conosce eventuali pregressi clinici e caratteristiche di razza. Importante, inoltre, è un’anamnesi il più possibile dettagliata da parte nostra. Più dettagli diamo allo specialista, più tasselli avrà da utilizzare per comporre il puzzle della diagnosi corretta e arrivare alla cura più adatta per la risoluzione del problema.
Le conseguenze sull’uomo
I cani non possono trasmettere la toxoplasmosi. In ogni caso, l’effetto su noi bipedi è diverso, ed è bene fare una distinzione di genere. In un maschio adulto e in salute, generalmente si presenta senza sintomi; differente è se il sistema immunitario è per qualche ragione compromesso. Ecco allora che possono presentarsi crampi e difficoltà di coordinazione nei movimenti.
Se a essere infettata è una donna valgono le valutazioni appena fatte. Ma se quest’ultima è incinta e ha un gatto in giro per casa le cose stanno diversamente. Il vero rischio, infatti, è per il piccolo in arrivo.
La diagnosi corretta
I cani non possono trasmettere la toxoplasmosi, ma il veterinario può individuarla attraverso nei quattro zampe attraverso alcune analisi del sangue e delle feci specifiche. Per quanto riguarda l’individuazione negli esseri umani è prevista la ricerca di eventuali anticorpi.
In molti Paesi, tra i quali troviamo anche l’Italia, sono previsti durante i mesi di gravidanza, a prescindere che si sia possessori di felini o meno. Serve poter monitorare, in ogni caso, la situazione e intervenire per salvaguardare la salute del piccolo che sta per nascere.
Le possibili cure per Fido
Gli amici a quattro zampe che non hanno malattie pregresse, sono forti e in salute generalmente guariscono da soli. Un eventuale trattamento verrà prescritto, invece, a quei soggetti che sono immunodepressi e che presentano sintomi di una certa gravità.
Idem per gli esseri umani: nel caso di assenza di sintomi si aspetta soltanto la negativizzazione, spesso accade senza che neanche se ne abbia la percezione. Diverso è per le donne incinte o le persone che presentano conseguenze anche di una certa entità. In questi casi la terapia è altamente consigliata.
La prevenzione è quella più efficace
Lo abbiamo già detto, anche per le donne in gravidanza, non serve mettere in quarantena Miao oppure, ancora peggio, darlo in adozione. Se poi a essere il suo compagno di avventure è Fido non ci sono nemmeno rischi lontanissimi. Da evitare sono anche la carne cruda e/o quella poco cotta, soprattutto se non si hanno gli anticorpi.
È consigliabile anche restare lontano dal giardino ed evitare tutte le situazioni che favoriscono un incontro con il parassita che poi decide di ‘abitare’ per un po’ l’organismo umano. È bene pulire con cura pure la frutta: insetti e lumache, infatti, a loro volta, possono essere entrati in contatto con il parassita.
L’immunità è possibile
Si tratta di una condizione che noi esseri umani raggiungiamo soltanto dopo aver superato una prima infezione, se la futura mamma ha già contratto la patologia in questione, quindi, non dovrà preoccuparsi di un ritorno del parassita. Gli amanti dei felini che puliscono la loro toilette o che si dilettano nel giardinaggio, di conseguenza, è molto probabile che abbiano già contratto la toxoplasmosi senza averne avuto la minima percezione. Nessun pericolo si corre se il nostro migliore amico è Fido.
Quando ci si deve allarmare
Lo abbiamo già detto, chi ha in giro per casa uno o più gatti è altamente improbabile che prenda la toxoplasmosi in gravidanza. Per togliersi ogni dubbio, comunque, sarà il ginecologo stesso – per prassi – a prescrivere degli esami specifici. In caso di positività si può tirare un sospiro di sollievo: si è immuni e protetti da una nuova invasione di campo.
Il pericolo reale, invece, lo corre chi risulta negativo al test. In questo caso è fondamentale prendere le precauzioni precedentemente descritte e solo nel caso di coinquilini che miagolano, ma senza ansie e allarmismi. La nostra piccola palla di pelo può continuare a far parte della famiglia e potrà trasmettere tutto il suo amore al piccolo ancor prima che nasca (e anche dopo ovviamente).
Non è affatto raro, infatti, che il nostri adorati pet si mettano a guardia del pancione e che passino tanto tempo in nostra compagnia. Infatti i gatti e i cani sentono la gravidanza prima degli esseri umani e hanno un istinto fuori dal comune, che lasciano piacevolmente sorpresi.