Cani e olio di cannabis: effetti, benefici e curiosità
Sicuramente in Italia ci sono non poche polemiche sull’utilizzo da parte degli esseri umani. Ma è lo stesso per cani e olio di cannabis?
Cani e olio di cannabis: il CBD, il cannabidiolo non psicoattivo presente nella cannabis, viene utilizzato non solo per curare gli esseri umani, ma anche per intervenire sui nostri amici a quattro zampe e altri animali.
Particolarmente diffuso negli Stati Uniti, è molto utile in casi di ansia, algie, infiammazioni e tumori che non rispondono come ci si aspetta ai normali trattamenti farmacologici.
La regolamentazione in Italia
Cani e olio di cannabis camminano a braccetto in molti paesi del mondo: negli Stati Uniti il CBD e il TCH sono molto utilizzati nelle terapie prescritte dai veterinari, anche grazie alla legalizzazione della sostanza che risale a parecchi anni fa ormai.
In Italia, seppur sembrasse che qualche passo in avanti fosse stato fatto, non siamo ancora arrivati a questo punto. La pratica farmacologica, anche se destinata ai nostri amati amici a quattro zampe, non è molto diffusa; seppur la cannabis sia già in commercio.
Ma vediamo in cosa consiste la cannabis terapeutica per cani, quando può essere presa in considerazione e quali sono gli effetti sui nostri pelosi.
CBD, uno strano acronimo?
Con l’acronimo CBD ci riferiamo al cannabidiolo, un metabolita che non è psicoattivo (come è invece il TCH che agisce sui processi psichici).
Ha delle proprietà rilassanti e antinfiammatorie, e per questo viene consigliato quando ci si trova di fronte a patologie che comportano algie di un certo tipo, e in caso di crisi epilettiche.
L’olio di cannabis come terapia per Fido
Prendendo ispirazione dalle terapie effettuate su noi bipedi, alcuni veterinari – soprattutto statunitensi – prescrivono la cannabis per curare malattie immuni (o quasi) alle terapie tradizionali.
In Italia questa pratica non è ancora molto diffusa, ma c’è chi ha iniziato questo percorso ottenendo già importanti risultati. Le principali patologie contro le quali si consiglia di utilizzare il CBD sono:
- L’artrosi;
- I deficit cognitivi in cani anziani;
- Gli ictus;
- Le malattie neurologiche;
- Le nevriti;
- L’ansia;
- Lo stress;
- Il diabete mellito;
- L’epilessia;
- I tumori;
- Le dermatiti;
- I problemi al tratto gastrointestinale;
- L’osteoporosi;
- Le malattie autoimmunitarie.
I campi di intervento sono molteplici e trasversali e – anche se le sperimentazioni non si effettuano da moltissimo tempo – ci sono già dei risultati degni di nota.
La somministrazione
La cannabis può essere somministrata sotto forma di olio o di pastiglie, ma in questo ultimo caso il dosaggio è un po’ più complesso e meno preciso.
La quantità infatti varia a seconda dei casi clinici in oggetto e in base alla risposta che si ottiene dal cane sotto trattamento. Nei cani anziani è stato dimostrato come abbia un tale potere curativo da far sembrare Fido molto più giovane (ovviamente non si tratta di un magico elisir di lunga giovinezza).
Rischi potenziali
Come per ogni farmaco, il sovradosaggio può comportare rischi potenziali. Durante questi episodi, un animale domestico potrebbe non essere in grado di stare in piedi o mangiare, ed è bene chiedere subito l’intervento del veterinario.
Gli effetti collaterali sono estremamente rari, e sono simili a quelli da indigestione di cioccolato, caffè o uvetta. Nonostante ciò ci sono stati casi di morte, ed è quindi indispensabile che la terapia venga seguita da uno specialista.
Il caso di Zanza
Zanza, uno shih tzu di 14 anni destinato all’eutanasia, assume l’RSO – che rispetto al CBD è un olio che contiene anche THC – per algie alla schiena e un tumore inoperabile alla ghiandola surrenale. Non esce a muoversi e le terapie canoniche non hanno alcun effetto.
L’oncologa è pessimista e, data la sofferenza notevole, consiglia di procedere con l’eutanasia. Prima di decidere però Zanza viene sottoposta a un mese di terapia con olio di cannabis: i miglioramenti sono notevoli e la sua vita è uguale a quella di un suo simile sano.