Cani da caccia grossa: quali sono le razze più indicate e cosa sapere
I cani da caccia grossa devono possedere delle caratteristiche precise ed essere in grado di fronteggiare prede di grandi dimensioni
Le razze di cani da caccia grossa sono quelle destinate alla caccia di prede di grandi dimensioni.
Parliamo di un tipo di caccia ben diverso rispetto a quella della piccola selvaggina che richiede attrezzature e un addestramento del cane specifici.
I cani da caccia grossa devono essere preparati per affrontare animali non solo più grandi ma spesso anche più pericolosi rispetto, ad esempio, alla selvaggina da piuma.
In Europa già nel Settimo secolo a.C. si cacciavano prede come cervi, cinghiali, lupi e orsi mentre in America la caccia grossa prese piede nel Settecento con i bisonti.
Caccia grossa: un po’ di storia
Prima di parlare di cani da caccia grossa è bene approfondire come nasce questa specifica attività venatoria.
Nel corso dei secoli si è marcata una netta separazione tra questa e la più comune caccia alla piccola selvaggina, e per varie ragioni.
La caccia, come sappiamo, storicamente ha origine come strumento di sopravvivenza dell’uomo preistorico, costretto a uccidere piccoli animali per nutrirsi.
È anche grazie alla caccia che la specie umana non si è estinta e ha continuato a proliferare nei secoli, fino a oggi.
Con la caccia inizia anche l’addomesticamento dei primi lupoidi che, nel tempo, si sono evoluti fino a dar vita al cane domestico per come lo conosciamo.
Da qui nascono tante razze diverse, ciascuna selezionata e perfezionata per degli scopi e delle attività ben precisi, con l’unico comune denominatore di essere una fedele compagnia per l’essere umano.
La caccia grossa nasce molto tempo dopo la “classica” caccia per il sostentamento e se ne differenzia perché non viene praticata per procacciarsi il cibo.
Da una parte già in età preistorica assume dei connotati “rituali”, vale a dire che cacciare determinati animali è una dimostrazione di forza e un modo per connotare le classi sociali più alte. La caccia al “trofeo”, per intenderci.
Dall’altra, invece, la caccia grossa serve a eliminare i grandi predatori che possono mettere in pericolo la vita della comunità.
In antichità, insomma, questo tipo di attività venatoria si distanzia dalla pura e semplice sopravvivenza dell’uomo e trasformandosi in epoca più recente in una pratica riservata soltanto a certi ambienti.
A chi può munirsi dell’attrezzatura necessaria e a chi, appunto, pratica la caccia per puro diletto.
Cani da caccia grossa: come scegliere i più adatti
Come abbiamo visto questo tipo di caccia è ben diverso rispetto alla caccia della piccola selvaggina, per cui sono perfetti i cani da ferma e da seguita.
I cani da caccia grossa devono avere delle caratteristiche fisiche ben precise e non solo un fiuto ben sviluppato, fondamentale per individuare e seguire le tracce olfattive della preda.
Devono essere cani veloci e agili ma allo stesso tempo abbastanza forti e muscolosi per fronteggiare la grande preda, non necessariamente abbattendola ma anche soltanto bloccandola per consentire al cacciatore di catturarla.
Tra questi possiamo citare i Levrieri, ad esempio, che sono cani snelli e incredibilmente veloci ma allo stesso tempo forti e resistenti.
E poi ci sono delle razze che possiamo definire “cani da presa”, che lavorano in coppia o in gruppi di quattro esemplari e sono muscolosi e possenti tanto da riuscire a sottomettere le prede.
Dogo Argentino
Il Dogo Argentino è una vera forza della natura, probabilmente il “principe” dei cani da caccia grossa dotato di una presa impareggiabile.
La razza canina è stata selezionata proprio per la cosiddetta caza mayor, cioè la caccia della grossa selvaggina diffusa nelle Pampas argentine, quindi animali come puma, cinghiali, giaguari e volpi.
Inizialmente la razza fu inserita dalla FCI nel Gruppo 6 dei Segugi e cani per pista di sangue ma successivamente fu spostata nel Gruppo 2 insieme ai Molossoidi.
In verità questo gruppo è parecchio variegato e comprende non solo cani come i Molossoidi e i Bovari Svizzeri, di taglia grande, ma anche cani più piccoli come i Pinscher.
Il Dogo Argentino è un cane di medie dimensioni ma estremamente muscoloso e massiccio.
La sua particolare conformazione fisica e la proverbiale forza si devono ai numerosi incroci effettuati.
Gli allevatori partirono dal Pelea Cordobès, una razza argentina derivante dall’incrocio di Bulldog, Bull Terrier e diversi mastini.
Oltre alla forza, però, occorreva che il cane sviluppasse delle specifiche abilità venatorie.
Perciò si aggiunsero linee di sangue di cani come l’Alano, il Dogue de Bordeaux, il Cane da Montagna dei Pirenei, il Levriero Irlandese e il Pointer inglese.
La particolarità del Dogo Argentino
Tra i cani da caccia grossa il Dogo Argentino è considerato perfetto anche per via di una particolarissima caratteristica.
Oltre a esser forte, intelligente e con un ottimo olfatto è un cane silenzioso come pochi che riesce ad avvicinare la preda senza che questa si accorga della sua presenza.
La specialità del Dogo Argentino è la caccia al cinghiale, una preda davvero temibile e pericolosa per la quale serve un’adeguata preparazione sia da parte del cane che del padrone.
Il cinghiale è un animale forte che può raggiungere i 200 chilogrammi di peso, munito di zanne con cui può infliggere dolorose ferite al cane.
Perciò è fondamentale che il Dogo Argentino sia ben addestrato alla presa ma, soprattutto, che il cacciatore sia una guida per tutta la muta (che sia di due o di quattro cani).
Cani da traccia
Oltre ai Molossoidi, cani da presa con un morso infallibile, per la caccia grossa possiamo adoperare anche i cosiddetti cani da traccia.
In sostanza sono quei cani che utilizzano il loro finissimo olfatto per seguire le tracce ematiche della preda ferita nel terreno.
Vuol dire che agisce dopo che il cacciatore ha colpito la preda e lo aiuta a rintracciarla per catturarla definitivamente.
Il cane da traccia nasce dopo la diffusione del classico cane da seguita, il cane da caccia per eccellenza che veniva impiegato per seguire le tracce della preda e indicare la strada al padrone per raggiungerla.
Questo tipo di cane si è specializzato nel tracciamento del sangue nel terreno quando la caccia ha assunto connotati un po’ diversi.
Dapprima il cane portava il padrone dalla preda per catturarla, poi con la diffusione delle armi da fuoco occorreva che il cane seguisse l’animale ferito.
Ecco che allora la caccia grossa richiede anche l’ausilio del cane da traccia che viene addestrato per seguire dei comandi ben precisi.
Preciso e silenzioso, non si lascia distrarre dagli altri odori e quando arriva all’animale ferito segnala la sua presenza al cacciatore in due diversi modi.
O restando fermo e abbaiando oppure oppure tornando ai piedi del padrone e conducendolo, poi, dalla preda.
L’ENCI oggi riconosce nella sua classificazione come cani da traccia soltanto quattro razze: Segugio d’Hannover, Segugio Bavarese, Alpenläendische Dachsbracke e Bassotto Tedesco.
Segugi o cani da seguita
Tra i cani da caccia grossa non possiamo che menzionare anche la famiglia dei Segugi o cani da seguita, cani specializzati nel tracciamento delle “impronte” olfattive delle prede.
I Segugi sono cani forti e resistenti, dotati di una grande abilità che gli consente di lavorare ininterrottamente per ore all’inseguimento della preda.
La particolarità di questi cani sta nel fatto che fiutano le tracce della preda, la scovano e una volta trovata la spingono nella direzione del padrone.
I Segugi più apprezzati in Italia, ma non solo, sono quelli di casa nostra come il Segugio Italiano a pelo raso e a pelo forte, il Segugio dell’Appennino e in particolar modo il Segugio Maremmano.
Cani accomunati da una predisposizione al lavoro con l’uomo che li rende tra i più devoti, fedeli e obbedienti che esistano.