Cani che abbaiano, quando è reato? Ecco che cosa dice la legge
I cani che abbaiano sono una responsabilità soprattutto quando il loro comportamento è reato. Vediamo cosa dice la legge e come salvaguardarsi
I cani che abbaiano non devono oltrepassare una sottile linea di demarcazione, quando il loro comportamento è reato e noi proprietari rischiamo il penale? Tutto è strettamente legato al concetto di disturbo della quiete pubblica. Infatti, anche se il nostro amico a quattro zampe ha il sacrosanto diritto di esprimersi, secondo quanto dice la legge, ci sono dei limiti da rispettare.
Determinate fasce orarie sono sacre e non si può andare oltre un determinato valore che si misura in decibel. In caso contrario, il proprietario del cane può incorrere in una sanzione pecuniaria e finire in carcere. Ma vediamo di fare un po’ di chiarezza.
Fido, non alzare troppo la voce!
Su quanto rumore abbia il diritto di produrre il nostro quadrupede la legge parla chiaro, anche se poi la sua interpretazione è lasciata al giudice di turno. Quello che si cerca di fare è di seguire una linea empirica comune.
Secondo quanto recita la normativa in materia, i cani che abbaiano, fino a quando mantengono un volume considerato tollerabile, non è reato. Al di là della percezione personale e dei fastidi, allora, non si può pretendere nulla. Tutto cambia quando si inizia a parlare di “illegalità”, ma dipende dal senso comune della collettività.
L’applicazione della legge
La legge e la sua applicabilità, però, devono tenere conto di alcuni paletti. La tollerabilità o l’intollerabilità cambiano da caso a caso e tutto viene stabilito da chi presiede il processo, alcuni parametri possono mutare a seconda della situazione.
Non si può parlare di disturbo della quiete pubblica se il nostro amato Fido abbaia alle 18; diverso invece è quando lo fa in piena notte o durante la fascia oraria in cui si deve rispettare il diritto al riposo della comunità.
A incidere è senza dubbio pure il rumore di fondo della strada, insieme ai decibel con cui il nostro migliore amico (non tale per i vicini) decide di ‘esprimere il proprio punto di vista’. Infine, c’è una componente di imprevedibilità.
Per cercare di appoggiare l’interpretazione a un criterio oggettivo, i giudici si basano su un sistema empirico, legato all’esperienza quindi. Non può essere accettata qualsiasi interferenza acustica che superi di tre decibel il rumore di fondo dell’ambiente circostante. Il principio vale sia in pieno centro urbano che in campagna.
Le conseguenze per il proprietario
I rischi che corrono i padroni dei cani che abbaiano sono legati al reato di disturbo della quiete pubblica, ma quando è reato? A tracciare le linee guida è il numero di persone che vengono disturbate dal comportamento di Fido.
Se a lamentarsi è una quantità considerevole di cittadini – i residenti, il vicinato e la maggior parte dei condomini che abita il palazzo – allora c’è un problema da risolvere.
Quando si stabilisce una violazione della legge, in questo caso specifico, è prevista la detenzione fino a tre mesi o una sanzione pecuniaria sino a 309 euro.
Il colpevole, però, ha il diritto di pagare – prima dell’apertura del dibattimento e del decreto di condanna – la metà del massimo della multa prevista per la contravvenzione di specie. In più dovrà affrontare il costo delle spese legali.
Contro questo tipologia di reato si può procedere d’ufficio, non serve quindi una querela: è sufficiente una semplice segnalazione o la denuncia da parte di uno solo dei vicini di casa.
A questo punto, polizia e carabinieri hanno il potere di intervenire e, previa autorizzazione da parte del tribunale, sequestrare il cane preventivamente. Questo accade quando si pensa ci sia il pericolo di reiterazione del reato. Per fare un esempio, se il padrone di Fido esce per molte ore durante il giorno e lo lascia in balcone.
Quando non si corrono rischi
È sempre questione di numeri: i cani che abbaiano non fanno nulla di male quando disturbano poche persone: non è reato. Non è più disturbo della quiete pubblica, ma un illecito civile che non prevede la denuncia.
Il tribunale può essere chiamato a intervenire solo tramite un avvocato. Sarà poi il giudice, se lo riterrà opportuno, a ordinare al proprietaro del cane di adottare le misure atte a non dare fastidio al circondario (potrebbe anche richiedere l’insonorizzazione del’ambiente in cui abita Fido).
Gli orari in cui Fido ha piena libertà di espressione
A mettere dei paletti è il regolamento del palazzo. A tal proposito possiamo approfondire le regole da seguire per chi ha cani in condominio. Il responsabile, infatti, non è propriamente il cane ma il suo padrone.
Quando, all’unanimità, gli abitanti decidono che non si possono detenere animali, l’amministratore può agire senza bisogno di ricorrere alle forze dell’ordine o al tribunale (e indipendentemente da quello che stabilisce l’assemblea per quel caso specifico). Sono tutte regole vincolanti per chi ha comprato gli appartamenti, ma si deve citare il regolamento di condominio nell’atto di acquisto.
Le leggi comunali
Non sono solo i condomini a poter mettere dei paletti, ma anche l’amministrazione comunale. Di solito, i limiti vengono posti in zone della città come i centri storici e le zone residenziali.
Capita spesso che non si possano tenere in casa animali definiti da cortile, ma solo se si è in possesso di un giardino o di uno spazio esterno; un numero considerevole di cani e gatti e altri animali, a meno che non si abbia l’autorizzazione da parte del Comune.
Inoltre, può capitare che sia vietato che Fido stia all’interno di uffici, negozi, cantine e magazzini (in special modo durante le ore notturne e senza il controllo del proprietario).
Gli agenti comunali possono anche controllare le contravvenzioni dei detentori di animali; diffidare; allontanare e/o metterli nelle condizioni di non essere fastidiosi agli occhi (e alle orecchie) della collettività.
Se, nonostante tutto, il disturbo della quiete pubblica persiste, il primo cittadino ha la facoltà di disporre il sequestro degli animali e il loro ricovero presso una struttura idonea a spese del proprietario.
La decisione del tribunale
Prima di emettere la sentenza, il giudice considera gli usi e i costumi delle persone medie. La fascia oraria che di solito viene considerata protetta va dalle 22 alle 7 del giorno dopo. L’effetto che i cani che abbaiano provocano a mezzogiorno o per un lasso di tempo limitato, infatti, è differente rispetto a quando lo fanno in piena notte: lì è reato.
Le prove di disturbo della quiete non si devono basare per forza su quello che segnano i fonometri o sul calcolo dei decibel: bastano le testimonianze concordi dei vicini. Questi principi vengono applicati anche alle condizioni igieniche e al cattivo odore e, anche qui, le possibilità sono due:
- Rivolgersi alle forze dell’ordine se ci sono gli estremi per il reato di disturbo della quiete pubblica;
- Chiedere l’intervento del giudice civile;
Contestualmente si può disporre un provvedimento d’urgenza, per porre fine alle molestie nel minor tempo possibile, se i rumori o gli odori sono insopportabili.
Atti straordinari
Possono essere posti in essere solo se c’è una ragione specifica e che possa essere provata. In questi casi è necessario un consulente di parte e il maggior numero possibile di testimonianze.
Se tutti questo si verifica, il giudice chiamerà un perito tecnico che farà le indagini necessarie per la risoluzione del caso. Solo così possono essere adottate le misure per risolvere la questione, anche a costo dell’allontanamento del cane e il suo affidamento a una struttura municipale.
Il padrone, oltretutto, rischia anche di doversi accollare il costo del risarcimento danni per lesione morale e biologica legata a comprovati disturbi quali ansia e stress.