Cane randagio salva la neonata: l’avevano abbandonata in un sacco della spazzatura
In Libano un cane randagio salva una neonata che era stata abbandonata in un sacco della spazzatura. Per fortuna l'animale era lì pronto a darle una mano
Da Tripoli, in Libano, ci arriva la bellissima storia di un cane randagio che salva la neonata appena in tempo. Se non fosse stato per l’animale, la piccola sarebbe potuta morire. L’avevano abbandonata in un sacco della spazzatura, condannandola a morte certa. Il cucciolo, però, ha fiutato la sua presenza e ha fatto di tutto affinché qualcuno si accorgesse di lei e la portasse in salvo.
Il cane si è reso conto di quella neonata che si trovava dentro un sacco della spazzatura. L’animale ha subito iniziato ad abbaiare e a guaire, per attirare l’attenzione di qualcuno che potesse aiutarla. Per fortuna un passante non si è voltato dall’altra parte. Ha visto quel cane con un sacchetto dell’immondizia in bocca e, quando ha sentito provenire dall’interno dei lamenti, lo ha subito aperto. Non poteva credere ai suoi occhi. Dentro c’era una neonata, che per fortuna ora è in condizioni stabili.
L’uomo ha subito chiamato i soccorsi, che hanno portato d’urgenza all’ospedale governativo di Tripoli per ricevere le cure necessarie. Aveva dei lividi rossi sul viso e sul corpo, ma per fortuna stava bene. “Una donna sconosciuta ha messo dentro un sacco nero come il suo cuore, la bambina, nei pressi del comune di Tripoli, ed è singolare che in quella zona vengano liberati cani randagi in gran numero, soprattutto nei periodi notturni fino alle prime ore del mattino, e che la polizia municipale ha smesso di perseguire per l’obiezione delle associazioni animaliste.
“Non si sa se la donna che ha gettato la bambina ed è fuggita verso una destinazione sconosciuta avesse avuto intenzione di gettarla in quella zona perché i cani la finissero e ne mangiassero il cadavere o per attirare l’attenzione su di lei, ma in tutti i casi il cane che l’ha trascinata è stato più umano di fronte alla brutalità e alla criminalità di chi l’ha gettata, quali che fossero le sue ragioni e le sue cause“.