Cane affamato da un cacciatore per renderlo più performante: l’uomo è indagato a Padova
Un cane è stato affamato da un cacciatore per poterlo rendere più performante quando era a caccia. L'uomo è stato indagato a Padova dopo la denuncia dell'OIPA
Era denutrito, talmente magro che si vedevano le sue ossa. Il cane era stato affamato da un cacciatore, che voleva rendere più performante l’animale in vista delle battute di caccia nelle quali lo avrebbe portato con sé. Gli operatori dell’OIPA di Padova, venuti a conoscenza di questa situazione terribile, hanno deciso di denunciare quanto stava accadendo. E ora l’uomo risulta indagato per maltrattamenti.
Le guardie zoofile dell’OIPA (Organizzazione internazionale protezione animali nata nel 1981 con sede centrale internazionale a Milano) lo hanno salvato appena in tempo, prima che fosse troppo tardi. Il suo proprietario, un cacciatore, non lo nutriva in modo adeguato. Il cane era ormai pelle e ossa, scheletrico, praticamente in fin di vita. Se l’organizzazione non avesse agito in modo così tempestivo, con tutta probabilità il povero animale sarebbe deceduto di stenti, affamato dal suo proprietario. L’uomo era convinto che, lasciandolo affamato e senza cibo, avrebbe reso meglio durante la caccia.
L’OIPA ha provveduto a sequestrare il povero cane, su disposizione della Procura della Repubblica di Padova. Ora è in buone mani ricoverato in una clinica veterinaria: l’organizzazione si occupa di pagare tutte le spese. Lentamente sta migliorando e si sta riprendendo. La coordinatrice delle guardie zoofile Oipa di Padova e provincia, Laura Maggiolo, ha detto: §”Sami, così lo abbiamo chiamato, ha circa 4 anni ed era costretto a vivere in un evidente contesto di maltrattamento: pesava solo 6 chili, era steso a terra e non riusciva ad alzarsi“.
Il cane affamato da un cacciatore per renderlo più attivo durante la caccia potrebbe presto riprendersi. Mente il suo proprietario risulta indagato per maltrattamento. La pena prevista e da 3 a 18 mesi di reclusione in prigione o una multa che potrebbe andare da 5.000 a 30mila euro. Gli inquirenti stanno indagando sul caso per capire se sia solo un caso sporadico o un’abitudine.