Basenji, storia e origini di questa razza proveniente dall’Africa Centrale
Qual è la storia del Basenji? Da dove viene questa splendida razza dallo sguardo profondo, dolce e intrigante e dall’aspetto fiero? Scopiamo insieme qualche informazione che ci aiuta a capire meglio la sua vicenda.
Basenji: qual è la sua storia?
Qual è la storia che racconta la vicenda del Basenji? Cosa sappiamo riguardo le sue origini? Da dove viene questo splendido cane dalla coda arricciata e dallo sguardo intrigante e intenso?
Il Basenji è un cane di taglia media, con un’aspettativa di vita che si aggira intorno ai 12-16 anni e una tale rarità che fa crescere a dismisura il suo prezzo. Un esemplare di razza pura, infatti, può costare addirittura 2000€ circa.
La razza è stata riconosciuta dalla Federazione Internazionale delle Associazioni di Allevatori Canini, più conosciuta con la sigla FCI. Essa la inserì nel Gruppo 5, Cani spitz e primitivi.
Il Basenji è sicuramente un cane dalle origini molto molto antiche. Vediamo qualche dettaglio sulla sua storia che possa aiutarci a conoscerlo meglio.
La razza trova il suo paese natale nei territori dell’Africa Centrale, più in particolare si colloca nella zona del Congo. Nel corso della storia, sono venute alla luce svariate testimonianze sul suo conto.
La maggior parte di esse hanno posizionato gran parte della storia del Basenji nella foresta pluviale dell’Ituri, nella parte nord-est del Congo.
Sembrerebbe che qua, già in tempi davvero poco recenti, il Basenji fosse assai famoso fra la comunità dei Pigmei, una popolazione che anticamente abitava gran parte del territorio africano.
Essi erano qualificati in base ad una peculiarità fisiologica: erano molto piccoli. Il massimo dell’altezza che potevano raggiungere, infatti, arrivava ad un margine di circa 150 cm. Da sempre, avevano basato la loro vita e l’intera economia su 3 attività fondamentali: la caccia, la pesca, la raccolta.
Il Basenji, dunque, rappresentava un perfetto esemplare per una popolazione con tali esigenze. La sua ottima vista, il suo olfatto eccezionale e le sue enormi potenzialità di cacciatore rappresentavano i tratti tipici che i Pigemi ricercavano in un animale da compagnia e da supporto.
Inoltre, il Basenji, grazie alla sua struttura fisica tonica, resistente, forte ma anche leggera e agile è sempre stato caratterizzato da un’incredibile velocità. Infatti, quando si lancia nella corsa, è quasi impossibile da raggiungere!
Le peculiarità che hanno sempre contraddistinto questa razza, dunque, sono: intelligenza, caparbietà, perspicacia. Gli stessi Pigmei, perciò, lo scelsero come migliore amico e ottimo complice di mille avventure per tutte queste sue splendide doti. Come compagno nelle battute di caccia, inoltre, non aveva davvero eguali!
Con la sua forza e la sua tenacia, riusciva sempre nell’impresa. Il suo compito principale, gran parte delle volte, era quello di spingere la preda direttamente verso il cacciatore. Agendo così, faceva risparmiare all’uomo il grandissimo e impossibile lavoro di rincorsa.
Credenze e mitologia: le leggende sul Basenji
Riguardo le origini del Basenji, inoltre, bisogna anche far riferimento alle varie credenze sul suo conto. Queste si crearono e tramandarono soprattutto in tempi antichissimi.
Nell’antichità, infatti, si era soliti credere nelle leggende e nelle superstizioni in modo molto più fermo e concreto rispetto a quanto non venga fatto al giorno d’oggi.
Le teorie sul suo conto erano le più svariate. Una delle più accreditate credeva che il Basenji fosse capace di scacciare gli spiriti maligni. Inoltre, si riteneva fosse in grado di allontanare eventuali sfortune o malefici caduti sulla casa e sulla famiglia in questione.
Ecco perché, infatti, la sua diffusione fu molto rapida soprattutto nell’antichità. Tantissimi appassionati di animali (ma anche molti superstiziosi) andavano alla ricerca di questi esemplari ad un solo scopo! Salvarsi dalle potenziali sciagure e assicurare la tranquillità alla famiglia erano le priorità essenziali!
Oltre a questo ruolo di protezione di cui la credenze popolari investirono il Basenji, non si può inoltre prescindere dal nominare l’antico Egitto.
I faraoni, in base alle “voci” che giravano riguardo questo splendido cane dallo sguardo intrigante, decisero di eleggerlo come animale “sacro”.
Proprio grazie a queste virtù magiche delle quali sembrava godere, il Basenji, anche involontariamente, si ritagliò un posto d’onore vicino alle più importanti cariche del mondo egiziano.
Questo cane, dunque, ottenne un successo incredibile e inaspettato. Essendo considerato un animale sacro, l’intero popolo egiziano lo adorava e venerava come fosse una sorta di dio.
Addirittura, sono state ritrovate delle raffigurazioni del Basenji anche sui sarcofagi risalenti ad un periodo collocato circa nel 3600 a. C..
Questi poteri di cui era portatore, secondo la credenza comune del tempo, avrebbero aiutato i morti nel passaggio al nuovo mondo.
L’approdo in Europa: come arrivò nel continente?
Quand’è che invece il Basenji arrivò in Europa? Quando giunse nel continente? Le testimonianze raccontano che alcuni appassionati inglesi nel 1870 importarono i primi esemplari di questa razza direttamente dall’Africa.
Ci fu però ben presto un problema di adattamento al territorio. Quei pochi esemplari di Basenji giunti in Europa non riuscirono facilmente a sopravvivere alle nuove condizioni atmosferiche. Nemmeno il clima completamente diverso da quello in cui erano nati e cresciuti favorì il loro inserimento.
La vita di questi primissimi Basenji in Europa fu molto breve. La maggior parte si ammalò in modo repentino, soprattutto a causa di infezioni che intaccavano velocemente il loro organismo.
La patologia più diffusa che sterminò questi primi esemplari fu il cimurro. Essa è una malattia infettiva molto dannosa e soprattutto contagiosa, causata dall’attacco di un virus che può portare a conseguenze mortali.
Oltre a questo, c’era un altro grande problema legato strettamente al territorio. I pochi Basenji che sopravvissero, non riuscivano a riprodursi in un luogo diverso da quello natale. Le condizioni non favorivano la fertilità delle cagnoline.
La situazione cambiò dopo qualche tempo, grazie all’intervento della Dottoressa Veronica Tudor Williams. Lei dedicò grand parte della sua vita agli animali e si preoccupò di salvaguardare nello specifico proprio la razza Basenji.
Grazie a dedizione, passione e amore si prese perfettamente cura dei pochi superstiti e cercò di rendere loro la vita più semplice e adagiata anche lontano “da casa”. Così, si riuscì salvare la razza e si provvide alla sua riproduzione controllata.
Al giorno d’oggi, questi cani rimangono comunque molto rari nel continente. Solo nel 1930 il Basenji arrivò negli Stati Uniti, dove ottenne i primi riconoscimenti ufficiali.
Allevamenti in Italia: dove trovare un Basenji?
Nonostante la rarità della razza Basenji, in Italia ci sono alcuni appassionati che hanno deciso di allevare questi splendidi esemplari.
Ecco gli allevamenti presenti sul territorio nazionale che sono stati ufficialmente riconosciuti dall’ENCI:
- Emilia Romagna: Forlì-Cesena – Modena
- Lazio: Latina
- Lombardia: Cremona – Lodi – Brescia
- Marche: Pesaro-Urbino
- Sicilia: Messina
- Toscana: Pistoia
- Veneto: Venezia