Conoscete Argo? Ecco la storia del cane di Ulisse
La storia di Argo e Ulisse raccontata nell'Odissea è il simbolo dell'amore incondizionato e dell'amicizia tra cane e uomo
Se c’è una storia che ha appassionato e commosso i lettori di ogni epoca ed età, è certamente quella di Argo, il fedele cane di Ulisse.
Una storia che racconta il profondo amore tra cane e uomo, centrale in un’opera come l’Odissea che è considerata uno dei massimi capolavori della letteratura di tutti i tempi.
L’antica Grecia non era affatto estranea a questo tipo di argomento e Argo non è l’unico cane di cui si parla nella letteratura.
Il cane nella mitologia greca
Non è un caso che gli antichi greci raccontassero spesso di vicende legate ai cani, perché il cane in qualche modo era considerato una creatura divina.
Secondo la mitologia greca, infatti, i cani erano stati creati dal dio Vulcano e per questo erano dotati di straordinarie caratteristiche.
Ma se Argo divenne l’imperituro simbolo di fedeltà e amicizia che tuttora conosciamo, altri cani che fanno capolino nella letteratura antica assumono decisamente altri significati.
Fra questi non possiamo dimenticare Cerbero, il minaccioso e inquietante cane a tre teste con la coda di serpente che assurge al ruolo di guardiano dell’Ade, ovvero il regno degli Inferi.
La storia di Argo
Nella prima parte dell’Odissea non si parla molto di Argo. Quando Ulisse è giovane e vive a Itaca, prima di intraprendere il suo lungo viaggio, Argo è il suo compagno di caccia.
Quando dopo vent’anni Ulisse finalmente riesce a tornare a Itaca, si camuffa da mendicante, tanto da non esser riconosciuto neanche dagli amici più cari.
Ed è qui che entra in gioco il fedele compagno a quattro zampe dell’eroe greco, che ormai è vecchio e acciaccato: «Ivi il buon cane,/Di turpi zecche pien, corcato stava».
L’incontro con Ulisse
A questo punto avviene l’incredibile: il vecchio e stanco Argo senza esitare un attimo riconosce subito l’amato padrone.
È l’unico in tutta l’isola a riconoscerlo, l’unico che alla vista di Ulisse trema dalla gioia di aver ritrovato dopo così tanto tempo il suo più caro amico.
Così, nonostante gli acciacchi della vecchiaia, Argo inizia a fare le feste per quanto il suo corpo ormai provato gli consenta.
«Com’egli vide il suo signor più presso,/E, benché tra quei cenci, il riconobbe,/Squassò la coda festeggiando, ed ambe/Le orecchie, che drizzate avea da prima,/Cader lasciò; ma incontro al suo signore/Muover, siccome un dì, gli fu disdetto».
Uno dei momenti più toccanti della letteratura di tutti i tempi, una favola che però non è destinata ad avere proprio un lieto fine.
In quel momento di estrema gioia, dopo aver aspettato così a lungo il ritorno del suo amato Ulisse, il cane Argo si lascia andare tra le braccia della morte.
E a Ulisse, felice e triste allo stesso tempo, non resta che asciugare una lacrima sul volto, l’unica che sia scesa dai suoi occhi da quando è tornato a casa.
Quella di Argo è la storia più emblematica e rappresentativa dell’amicizia tra uomo e cane, che non si riduce a semplice rapporto animale-padrone.
C’è molto di più in tutto questo: rispetto, fedeltà, amore incondizionato, speranza e fiducia. Storia d’amore più bella di questa non esiste.