Alcuni cani da soccorso italiani se ne sono andati, e la colpa potrebbe essere dell’amianto

Dopo il crollo del Ponte Morandi è emersa una problematica denunciata dal sindacato Usb che riguarderebbe l'amianto

Il sindacato Usb dei Vigili del Fuoco avrebbe presentato un’integrazione a un esposto del 2018 che riguardava la presenza di amianto sui luoghi dei soccorsi. Secondo Usb, alcuni cani da soccorso sono stati esposti agli stessi rischi dei colleghi umani.

Le unità cinofile da soccorso italiane sono davvero tantissime. Ci sono Kreole, Night SpiritLuna, Zoe, che sono solo alcuni dei cani che hanno prestato soccorso nelle più grandi tragedie che hanno colpito il Paese negli ultimi anni. 

Dal terremoto di Amatrice, fino ad arrivare al crollo del Ponte Morandi questi coraggiosi cani hanno salvato centinaia di vite. Ma la maggior parte di questi, purtroppo, ha attraversato il ponte arcobaleno. Alcuni cani se ne sono andati a soli 7 anni.

Secondo il sindacato Ubs dei Vigili del Fuoco, la causa della loro morte potrebbe essere riconducibile all’inalazione delle polveri sottili. Infatti, per quanto riguarda il crollo del Ponte Morandi, c’è la possibilità che tutti i soccorritori abbiano inalato sostanze cancerogene e tossiche.

Per questo motivo, i Vigili dei Fuoco hanno chiesto di avviare “un percorso di prevenzione e tutela sanitaria per chi lavora in situazioni così pericolose per salvare vite“. Ubs, però, pare che vorrebbe allargare la sfera d’azione anche ai cani da soccorso.

Nell’esposto si può leggere: “La moria di alcuni e le malattie contratte dopo l’intervento del ponte Morandi non si possono tralasciare come casuali“. Stefano Giordano, il portavoce di Usb ha aggiunto: “Abbiamo effettuato nell’ultimo anno un monitoraggio, riscontrando che su sessanta cani da soccorso che sono intervenuti sul sito del crollo del ponte Morandi una decina sono morti”.

“Una percentuale molto alta. Ovviamente a oggi è impossibile accertare le effettive cause della morte. Ormai è troppo tardi e siamo ben consapevoli che i cani che lavorano nel nucleo cinofilo hanno un’aspettativa di vita più bassa per la natura stessa del lavoro che svolgono”.

Ma i Vigili del Fuoco vorrebbero sollevare la questione proprio per chiedere alla procura che i cani da soccorso, siano trattati proprio come i loro colleghi. Ovvero che abbiano bisogno di protezioni adeguate in caso di esposizione a sostanze tossiche.

Ciò che vorrebbe il sindacato Usb è che anche per i cani da soccorso dovrebbe essere previsto un percorso di prevenzione. Questo perché per loro sono colleghi a tutti gli effetti e sono indispensabili per le loro attività. Vanno protetti poiché non possono dar voce a dolore, sofferenza e malessere.

L’obiettivo dell’esposto non è un ritorno economico. Vorremmo che il pubblico ministero analizzasse l’esposto da ogni punto di vista. E che dia mandato per attivare queste procedure sanitarie di prevenzione e per garantire screening periodici ai colleghi che hanno operato“, ha concluso Stefano Giordano.

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