A cosa pensano i cani, per davvero
Ognuno di noi se lo sarà chiesto almeno una volta nella vita: a cosa pensano i cani? Finalmente, la scienza è arrivata in nostro soccorso. I dettagli
Essere in completa empatia con il nostro amico a quattro zampe è un desiderio, un obiettivo reso sempre più semplice da decenni di convivenza quasi simbiotica. Grazie alla scienza, poi, alcune credenze ben radicate sono state confermate, altre meno.
Si tratta di un grande passo sulla strada verso la comprensione totale di uno degli animali più affascinanti del mondo e il migliore amico dell’uomo non solo per sentito dire.
Una migliore cognizione del cervello dei nostri amici a quattro zampe è possibile. Rispondere alla domanda a cosa pensano i cani non è un’utopia e finalmente Fido sarà un pizzico meno misterioso ai nostri occhi.
Indice
Uno studio scientifico
L’esperimento step by step
Una domanda avvolta nel mistero
Le ipotesi più accreditate
La mente affascinante dei cani
Questione di razze
Cosa pensano i cani di noi
E quando rimangono da soli
L’importanza della socializzazione
Uno studio scientifico
A cosa pensano i cani? Alcuni ricercatori si sono impegnati per dare delle risposte valide e supportate da evidenze scientifiche. Le ricerca in questione si è svolta presso la Emory University, a capo del team c’era il dottore Gregory Berns. Lo studio è stato possibile grazie alla realizzazione di una nuovissima metodologia per analizzare il cervello dei nostri amici a quattro zampe.
Questa parte del corpo di Fido, così affascinante, diversa ma con dei punti in comune con il nostro corrispettivo, è stata scansionata. Per la prima volta, infatti, è stato possibile vedere le immagini del cervello di un esemplare sveglio. L’esperimento si chiama The Dog Project ed è stato realizzato grazie alla collaborazione di due cani. Callie, un Feist di due anni, e McKenzie, un Border Collie di tre.
Nessuno è stato maltrattato e prima entrambi hanno prima seguito un percorso di addestramento, che li ha resi idonei allo studio in maniera del tutto naturale e graduale. I due cani , infatti, dovevano camminare o restare immobili sopra uno scanner. Per far sì che non avessero bisogno di esser sedati, l’allenamento è stato fondamentale.
L’esperimento step by step
Gli esperti dovevano registrare i processi mentali dei cani in due situazioni differenti. Un addestratore doveva rivolgere le mani verso l’alto o verso il basso. I cani sapevano che, qualora le mani fosse state rivolte verso il basso, avrebbero ricevuto una ricompensa. Con le mani rivolte verso l’alto, invece, niente.
Cosa pensano i cani? L’analisi delle scansioni cerebrali ha evidenziato un’attivazione della regione caudale del cervello in entrambi gli animali nel momento in cui si aspettavano una ricompensa. Questo, ovviamente, significa che i nostri amici a quattro zampe prestano particolare attenzione a tutti i nostri gesti. Come dichiarato dal capo del progetto The Dog Project, l’obiettivo è quello di affinare sempre di più la comprensione del cervello dei cani.
Una domanda avvolta nel mistero
Sapere a cosa pensano i cani esattamente è praticamente impossibile. Gli studiosi stanno cercando di avvicinarsi sempre di più alla risposta, ma la certezza non si potrà mai avere. Questo vale sia con animali di specie diversa, sia con gli stessi esseri umani. Il linguaggio del cane, infatti, non potrà mai essere compreso sino in fondo (verbale e non verbale), figuriamoci quello che rimane nella sua mente senza che venga espresso in nessun modo: il pensiero.
Tuttavia, con un po’ di esperienza, di intuizione e di conoscenza, possiamo intuire cosa passi per la testa del nostro amico a quattro zampe, anche in diversi contesti. Cosa pensano i cani di noi, quando stanno per morire e/o hanno paura. Sono tanti i piani da analizzare, ma ciò che non possiamo capire è in che modo lo faccia. E, in fondo, un po’ di mistero – in qualsiasi relazione – è bene che rimanga, non c’è nulla di male.
La dottoressa Emanuela Prato Previde, della facoltà di Medicina veterinaria di Milano, responsabile del Canis Sapiens Lab, nel suo libro Il cane a 360°, spiega proprio questo concetto: il mondo soggettivo non è indagabile, a maggior ragione se si tratta di quello di una specie diversa da quella umana. Quando si parla di cane ed emozioni, possiamo soltanto riconoscere quello che sta provando facendo un paragone con i nostri sentimenti e non commettendo l’errore di antropomorfizzare eccessivamente. Il loro comportamento, il linguaggio non verbale in special modo possono dirci tanto se siamo in grado di fare una corretta interpretazione.
Le ipotesi più accreditate
Cosa pensano i cani dei padroni? Questa è una delle domande più frequenti che ci facciamo, visto il rapporto molto intenso che la maggior parte delle volte lega bipede e quadrupede. Anche se ogni soggetto è a sé, unico, è comunque possibile fare delle supposizioni. Anche se nessuno potrà mai darcene certezza, gli scienziati immaginano – in base alle interazioni con l’uomo – che la maggior parte dei pensieri di un cane domestico o che vive calato nella realtà urbana siano collegati a noi. Nulla di particolarmente amorevole: il cane pensa all’uomo perché è con lui che passa moltissimo del suo tempo, perché scandiamo e condizioniamo la sua esistenza.
Gli amici a quattro zampe registrano le nostre espressioni, i nostri stati d’animo, interpretano il nostro linguaggio del corpo, scoprono che cosa sia la comunicazione diretta, provano a metterci di fronte alle loro esigenze, desideri, aspettative e il nostro compito è comprenderli. Quando ci riusciamo, lo comprendiamo perché sanno come dirci grazie. A tal proposito, possiamo star certi che i cani provano gratitudine. In sostanza, i nostri pelosi imparano molto di più dall’esperienza che da quello che noi cerchiamo di insegnargli in addestramento.
La mente affascinante dei cani
Per esempio, come funziona la memoria dei cani? A cosa pensano i cani? Il nostro adorato Fido, a differenza di ogni altra specie animale, è dotato di una particolare capacità di interpretazione del linguaggio umano, soprattutto quello non verbale. È bravissimo a comprendere cosa stiamo indicando, anche senza che ci sia un addestramento pregresso. Persino i cuccioli di appena sei mesi, comprendono le nostre indicazioni e agiscono di conseguenza perché incuriositi e desiderosi di scoprire il mondo che li circonda.
Inoltre, i nostri amici a quattro zampe si interrogano rispetto a cosa pensiamo noi bipedi in merito alle cose del mondo, a ciò che accade e a come noi lo interpretiamo o giudichiamo. Tengono molto in considerazione la nostra opinione per costruirne una propria.
Questione di razze
A cosa pensano i cani? È stato scoperto che ci sono delle differenze anche in base alle razze. Il Labrador Retriever non è uguale a un Jack Russell per esempio. Il carattere, il modo di percepire l’esterno da sé incidono e non poco. Ognuno di loro ha delle predisposizioni, delle attitudini e l’allevamento selettivo del cane non ha fatto altro che accentuare questo fattore. Ecco perché è importante informarsi sull’indole di Fido prima di adottarlo. Dobbiamo esser certi che i bisogni e gli stili di vita reciproci siano compatibili.
Anche in ambito scientifico questo è un aspetto determinante. Sapere qual è il campione di riferimento e quali sono le sue caratteristiche è una variabile che incide non poco sui dati, sui risultati che vengono raccolti, analizzati e interpretati per arrivare a una determinata tesi.
Se vengono coinvolti esemplari appartenenti a razze estremamente collaborative si otterranno dei risultati, in caso contrario la delusione potrebbe essere dietro l’angolo. Si potrebbe commettere l’errore di dire: “Il cane non è capace di capire le indicazioni che gli danno gli esseri umani!”; ma in realtà potremmo sbagliare totalmente e non considerare semplicemente che potrebbe trattarsi di puro disinteresse rispetto al contesto in cui viene calato.
Cosa pensano i cani di noi
Se un cane viene lasciato solo possono succedere tante cose. Qualora fosse equilibrato e non avesse problemi nel gestire il distacco, succederebbe qualcosa; se invece si parla di ansia da separazione nei cani la faccenda prenderebbe una piega completamente diversa. In questo caso è possibile che Fido pensi soprattutto al nostro rientro, in special modo se non ha nessuna attività con la quale distrarsi. Ecco perché i cani non devono restare da soli tutto il tempo. In sostanza i nostri amici a quattro zampe pensano alle loro necessità, a ciò che gli manca. Sia in termini pratici che emotivi.
E quando rimangono da soli
Inoltre, secondo le ricerche condotte nel 2012 dal dottor Gregory Berns, attraverso una risonanza magnetica funzionale eseguita ad alcuni esemplari perfettamente svegli, i nostri amici a quattro zampe sono consapevoli che siamo due specie distinte e separate. Non hanno un giudizio sulle capacità intellettive degli uni o degli altri, ma ascoltano i suoi emessi dai loro simili e da noi esseri umani. Ad aver interessato lo studio infatti è stata soprattutto la corteccia uditiva che, opportunamente stimolata, ha reagito rivelando informazioni di una certa rilevanza.
A cosa pensano i cani? Nello specifico, mettono in moto aree diverse del cervello per elaborare stimoli che provengono da fonti differenti. Inoltre, non ci sono più dubbi rispetto al fatto che adattino il loro comportamento in base all’interlocutore che hanno di fronte (reagiscono in determinate maniere di fronte a un altro cane e in altre se interagiscono con un bipede).
L’importanza della socializzazione
Fondamentale, comunque, è la fase di socializzazione: il momento in cui Fido impara a interagire con il mondo che lo circonda. Una fase delicata, che deve iniziare sin dalle prime settimane di vita, se non si vuole che il cucciolo abbia a che fare con alcuni deficit dello sviluppo e che possa confondersi rispetto ai diversi contesti da gestire.
In ogni caso, le differenze fra essere umano e cane sono evidenti, a maggior ragione se il suo mondo non si basa esclusivamente sulla vista, ma anche su altri sensi molto più sviluppati dei nostri: basti pensare all’olfatto e ai ‘superpoteri’ dei cane molecolare.
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